Hermann Melville, il mare e i suoi mostri

Herman_Melvilledi Francesca Radaelli

Il suo capolavoro è un’opera monumentale e complessa che come un vortice marino ruota intorno a un capodoglio gigantesco e tremendo. Il suo ultimo romanzo racconta la storia di uno sfortunato marinaio accusato ingiustamente di ammutinamento. Il 28 settembre 1891 muore a New York Hermann Melville, dopo una vita da viaggiatore e da narratore del mare. Irrequieto e affascinato dai racconti di avventure in posti lontani, a vent’anni si imbarca come mozzo in una nave in partenza per l’Inghilterra, attraversa l’Oceano e torna a casa. Due anni dopo è a bordo della baleniera Acushnet e, prima di disertare sulle isole Marchesi, percorre in lungo e in largo il Pacifico, nel corso di diciotto mesi di cui conserverà sempre il ricordo e che, almeno in parte, ispirerà Moby Dick, il grande romanzo a cui deve gran parte della sua fama di scrittore.

Moby_Dick

“Chiamatemi Ismaele”. Il romanzo inizia con queste parole, entrate nella storia degli incipit letterari. Ismaele come il biblico figlio di Abramo e della schiava Agar, condannato insieme alla madre ad andarsene e a vagare nel deserto. Come lui vagabondo e viaggiatore, il narratore di Moby Dick è un marinaio che si imbarca sul Pequod, la nave guidata dal fiero capitano Achab, la cui vicenda è il nucleo centrale di un’opera che non è solo un romanzo di avventura, ma anche una sorta di enciclopedia dedicata alla vita dei cacciatori di balene che descrive in dettaglio tanto i metodi di caccia e la vita sulle baleniere quanto la fauna marina e i codici di navigazione, nonché le credenze e la religiosità dei marinai.

achab

Mocha Dick era chiamato il capodoglio albino che venne ucciso nel 1830 in acque cilene, al largo dell’isola di Mocha. La notizia si diffuse rapidamente negli ambienti marinari e giunse anche all’orecchio di Hermann Melville: correva voce che Mocha Dick avesse venti o più ramponi conficcatigli nel dorso dagli innumerevoli balenieri con i quali aveva lottato nel corso della sua vita. E dei quali spesso aveva decretato ferocemente la fine.

Moby Dick si chiama l’ossessione del capitano Achab, è un gigantesco capodoglio di una bianchezza terribile e spaventosa. Lottando con lui Achab ha perso una gamba e ora agli equipaggi delle navi che il Pequod incontra nel suo cammino il capitano non fa che chiedere: “Avete visto la Balena Bianca?”

Leviathan Melvillei si chiama, infine, la specie di balena ‘dedicata’ al grande scrittore. Si tratta di un enorme cetaceo vissuto in epoca preistorica, nel Miocene, molto simile ai capodogli di oggi.

Non è chiaro, però, se fosse bianco anche lui.

 
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