I giornali visti da un lettore

di Marco Riboldi

Io non sono un giornalista. Sono un lettore di giornali e ascoltatore di tele e radio giornali. Mi piace informarmi, partendo dal quel che leggo, per poi tentare magari qualche approfondimento. Quando ero giovane, ho appreso un motto del giornalismo anglosassone che mi è sempre sembrato un buon criterio di valutazione della qualità dell’informazione giornalistica. Tale motto è “i fatti separati dalle opinioni”

Mi pare uno slogan non solo efficace,  ma  anche giustamente modesto. Da buon lettore di Gramsci, ricordo che il pensatore sardo scrisse che dire la verità è rivoluzionario”, significativamente simile al “la verità vi farà liberi” di ben più autorevole Autore.

Ma la faccenda mi sembra molto impegnativa: in fondo persino lo stesso Autore (che pure la Verità non solo la conosceva, ma la incarnava) si tenne prudentemente silenzioso quando gli fu posta da Pilato la domanda “ cos’è la verità?”.

Mi chiedo spesso dove sia finito quel motto, parlo dei “i fatti separati dalle opinioni”.

Mi sembra che spesso il giornalismo italiano (e per quel poco che leggo di giornali stranieri, non mi pare stiano meglio) si dimentichi di applicarlo. Intendiamoci: io nei giornali voglio anche leggere le opinioni.

Per fortuna, a mio parere,  ci sono editorialisti che dibattono, spiegano, contestano, mettono a confronto idee e offrono le loro proposte. Ma a me non piace la mescolanza  tra fatti e opinioni negli articoli nei quali si raccontano le vicende. Mi sembra un modo subdolo di presentare convinzioni proprie, spacciandole per dati di fatto scontati in merito a questioni che invece possono essere valutate in modo differente.

Vi propongo un esempio. Quando leggo l’espressione “in Europa” usata per definire comportamenti  o dati sociologici, sto sempre in guardia:  nove volte su dieci serve per spiegare all’opinione pubblica che altrove si fa di più e meglio che da noi.

Ora, al di là del buffo utilizzo di un termine geografico (se non hanno spostato l’Italia, ultimamente, mi risulta che anche noi siamo in Europa), questo diventa il tipico caso in cui in un articolo che dovrebbe raccontare un fatto si esprime invece un giudizio: sul tema X, in Europa sono più avanzati che  da noi.

Al giornalista di cronaca chiedo di raccontare una situazione e  di illustrarla  nel modo più chiaro possibile e di lasciare al lettore il giudizio.

Purtroppo insisti oggi, insisti domani, invece, la convinzione si farà strada nella mente dei lettori, soprattutto in coloro che, per mille comprensibilissimi motivi, leggono  o ascoltano di fretta, senza la possibilità, il tempo,  il desiderio di approfondire. Però, intanto, l’opinione pubblica si forma e diventa uno strumento potente.

E qui sì che torna molto utile Gramsci: ci ha spiegato che è così che si fa egemonia culturale, si consolidano convinzioni, si crea un autentico potere. E, visto che, spesso, dietro ai mezzi di comunicazione ci sono potenti interessi economici … Stiamo attenti a quando ci parlano in questo modo: chi lo fa cerca di influenzarci e non sempre  e non solo in modo innocente.

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