I Mataleòn primi sul palco del BRF

imageIl Brianza Rock Festival inizierà a diffondere i primi riff venerdì 12 giugno. A cominciare dalle prime ore della serata, un susseguirsi di artisti che omaggeranno il capoluogo monzese, a ritmo di musica. Ad aprire le melodie, sul palco dell’Autodromo Nazionale di Monza, i Mataleòn, band brianzola, vincitrice del contest “Rockin’ the School”.

Mataléon, gruppo alternative rock, con accenti metal, vede: Tommaso Di Blasi alla voce/chitarra, Manuel Schiavone al basso, Daniele Bocola alla batteria, Andrea Giuliani alla chitarra. In diffusione troviamo anche il loro recente singolo Atari, di cui hanno anche realizzato un video.

ildialogodimonza.it ha intervistato la voce del gruppo: Tommaso; cercando di capire e di raccontare chi sono i Mataleòn, la loro storia e i loro progetti.

Da quando esiste la vostra formazione e quali sono stati i cambiamenti nel corso degli anni?

Il gruppo nasce nel 2012, con la pubblicazione del primo singolo: “Fuoco nella testa”, presentato nuovamente nell’EP uscito il 2 aprile. Dopo il lancio di questo singolo, i due chitarristi hanno lasciato la band, per motivi personali. Successivamente, a fine 2012, è entrato a far parte dei Mataleòn il chitarrista attuale: Andrea. Nel corso di questi due anni ci siamo dedicati alla stesura dei testi per quest’ultimo lavoro.

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Il titolo dell’EP “Prospettiva di un’idea”: in cosa consiste questa idea?

Ho proposto questo titolo perché siamo quattro entità differenti, sia nella vita quotidiana sia nella vita musicale, ognuno con i propri stili. Quindi ciascuno ha messo una propria idea all’interno del progetto, da questo nasce il titolo.

Come mai la scelta di un EP piuttosto che un album completo?

Avevamo pensato anche a questo, però l’esigenza di esibirci   live, ha fatto sì che privilegiassimo l’incisione di un EP, piuttosto che un lavoro interamente incentrato su un disco completo. Erano un po’ di anni che eravamo fermi, quindi c’era la necessità di avere del materiale sufficiente per ottenere un po’ di visibilità, con l’intendo di produrre un album nel 2016.

Secondo te oggigiorno non è più conveniente privilegiare i live piuttosto che produrre un disco vero e proprio?

Sicuramente, il live è la dimensione che più di tutte ci piace. La scelta dell’EP è stata proprio dettata da questo: avere cinque/sei pezzi per guadagnare visibilità e aprire a band magari più conosciute. L’idea era appunto, lanciare il progetto, per arrivare all’incisione del disco con un po’ di visibilità in più. A un artista emergente conviene sempre farsi conoscere dal vivo.

Cosa proponete di diverso rispetto ad altri gruppi?

Per noi la difficoltà maggiore è stata proprio proporre il nostro genere: più rockettone e verso un metal d’oltreoceano cantando in italiano. A nostra sorpresa, il progetto sta piacendo e stiamo gettando delle buone basi per la riuscita del disco. Siamo riusciti a trovare un giusto equilibrio tra un’armonia più orecchiabile a delle accezioni più hard.

Questo equilibrio all’interno delle canzoni da cosa viene dato?

Sono un amante del gruppo dei gruppi anni Novanta, come i Litfiba, Timoria e i primi Negrita, con un background rock e una linea melodica più orecchiabile, che entra in testa alla gente. L’equilibrio viene dato da una base più moderna e un cantato molto pop, con fasi più aggressive.

Nel contest per il BRF che cosa è stato determinante per la vostra riuscita?

Abbiamo fatto un duro lavoro in sala prove, in vista dell’EP. Quindi essere stati lontani dal live per un anno e mezzo, ci ha permesso di arrivare al live con un po’ di cattiveria in più. Eravamo convinti delle nostre capacità, in più il desiderio di dimostrare ciò che avevamo sperimentato in sala prove, ci ha consentito di raggiungere le persone e fare un ottimo spettacolo.

Voi come band cosa vi aspettate da questa data?

Per noi è un’emozione, perché insieme alle altre due band che hanno vinto il contest, i Mr. Kite l’anno scorso e i Sandflower con noi, è un grosso trampolino di lancio. Noi abbiamo visto artisti come Subsonica, Finardi e Bluvertigo, come dei padri spirituali italiani.

Ma anche i Subsonica? Avete un genere che è completamente differente..

Sì, è vero. Però utilizzano delle tecniche che sarebbero interessanti da applicare anche all’interno delle nostre canzoni. Sicuramente sono un esempio, perché hanno portato in Italia un modo di suonare alternativo.

Chiara De Carli

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