Futuro e Filantropia: grandi speranze per l’impresa sociale

Marconi-150x150Non è più un’utopia. Solo poche persone hanno immaginato che la crisi attuale, profonda, strutturale, storica, epocale del turbocapitalismo globale,  potesse diventare occasione per nuove strade, nuovi sentieri, opportunità che un tempo, non molto lontano, erano viste come stravaganze, irraggiungibili mete tracciate  da ingenui idealisti o sognatori d’altri tempi. Invece è una realtà: la filantropia non è più solo beneficienza, anch’essa si adegua alle nuove complessità economiche e comunitarie. I nuovi filantropi, motivati da passioni umanitarie, non si accontentano più di essere dei semplici finanziatori, ma intendono mutuare i modelli e le metodologie di    impresa per affrontare e risolvere alla radice problemi sociali su scala globale. Sono le nuove tendenze della Finanza globale, descritte da Mario Marconi, head Philantropy investing di UBS, Unione Banche Svizzere, il quale ricorda, fra l’altro, anche le attività di Optimus Foundation, Fondazione della UBS che gestisce e finanzia 110 progetti realizzati in 18 paesi, progetti che riguardano la salute dei bambini. “I criteri di finanziamento dei progetti – precisa Marconi – si basano su metodologie imprenditoriali, metodi che misurano non solo la sostenibilità economica, ma anche l’efficacia sociale di questi progetti. Solo così l’investitore potrà valutare l’impatto socioeconomico del progetto e ricavarne un eventuale utile monetario”.

Parole pronunciate all’incontro “Scenari, strumenti e testimonianze dal mondo della Filantropia” promosso  dalla Fondazione Comunità di Monza e Brianza, dalla Confindustria e da UBS Italia.

Un nuovo orientamento mondiale, ancora minoritario ma in azione, messo in movimento dai nuovi filantropi, manager ed imprenditori, che hanno deciso di dedicarsi al business sociale con lo scopo da un lato di favorire la comunità, dall’altro di offrire la possibilità di occasioni di risparmio agli enti pubblici e, perché no, realizzare un minimo interesse monetario che potrà essere eventualmente reinvestito in altri progetti sociali.  Non sono solo teorie. A conferma di questo nuovo scenario, di un capitalismo interessato non solo Moratti-150x150al profitto monetario, ma anche a quello sociale, le testimonianze di numerosi imprenditori, fra cui Letizia Moratti che ha parlato di San Patrignano (comunità fondata da Muccioli e finanziata dalla famiglia Moratti).  La Moratti ha parlato  della comunità come impresa sociale, in grado di accogliere 1300 giovani emarginati che, in un percorso educativo di tre anni, hanno l’obiettivo di reinserirsi nella società e trovare un lavoro. Circa il 72% dei ragazzi di San Patrignano centra l’obiettivo. Notevole la percentuale di “successo” anche per i  200 giovani che scontano pene detentive alternative e che sono strappati dal circolo vizioso della recidiva. Le pene alternative, fra l’altro, hanno la virtù di abbassare i costi statali della detenzione e migliorare la sicurezza dei cittadini. San Patrignano si sostiene con la vendita di prodotti realizzati dagli stessi ragazzi che non pagano alcuna retta.

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Sulla stessa lunghezza d’onda le esperienze raccontate da Giovanna Ambrosoli, Barbara Bianchi Bonomi, Paolo Colonna, Franco Keller, i quali hanno riferito la loro esperienza di businessman sociali, animati da passione umanitaria, guidati da modelli di impresa sostenibili e desiderosi di poter misurare l’impatto e l’efficacia dei progetti realizzati nel mondo  delle proprie Onlus e delle Fondazioni.

Quali strumenti finanziari? In Italia dobbiamo colmare alcuni gap: non sono ancora stati presentati i decreti attuativi sul microcredito e non si possono emettere i social impact bonds, cioè prestiti finalizzati a progetti sociali dotati di indicatori di efficacia. In Inghilterra, al contrario,  è stato emesso il “prison bond” un prestito obbligazionario che garantisce un minimo rendimento ed è finalizzato alle pene alternative. In caso di successo, stabilito sulla base  di indicatori numerici (quanti reinserimenti, quante recidive …), il governo restituirà il prestito ai sottoscrittori, sostituendosi ai promotori del progetto. In caso contrario sono gli stessi promotori a farsi carico del debito.

FontanaConclusioni di Giuseppe Fontana, Presidente della Fondazione Comunità di Monza e Brianza che ha sottolineato l’importanza di queste nuove tendenze filantropiche non solo per il nostro territorio ma anche in vista di un’inevitabile riforma della attuale welfare, costoso e spesso poco efficiente.

Fotografie dal sito della Fondazione Comunità di Monza e Brianza Onlus. Si ringrazia per la collaborazione. www.fondazionemonzabrianza.org/

Fabrizio Annaro

Maggiori info e approfondimenti: www.fondazionemonzabrianza.org/scenari-strumenti-e-testimonianze-dal-mondo-della-moderna-filantropia/

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