I racconti del melograno: il mio vuoto segreto

di Francesco Troiano

Febbraio 2020: un virus è atterrato a Codogno.
Nel giro di qualche giorno, ci hanno obbligati a fermarci in casa, lavarci le mani in continuazione, indossare guanti e mascherina e tenere i nostri simili a un metro di distanza.

Adesso è sera. Sono fuori con il cane, davanti casa. L’aria è leggera, gli uccellini cantano. Non mi azzardo ad allontanarmi oltre il primo negozio.
Torno indietro e rientro.

La casa è vuota. Come le strade.
Qualche giorno fa, la mia settimana era pienissima. Piena di lavoro, di socialità, di sport, piena di interessi variegati.

E ora?
Passeggio dal soggiorno alla cucina, dalla cucina alla camera da letto, dalla camera da letto al soggiorno.
Lo so. Se prendo un foglio e comincio a scrivere le cose che potrei fare in casa, un foglio non mi basterebbe.
Apro un libro. Leggo tre righe. Lo richiudo.
Apro il frigo ed estraggo il vasetto della pasta madre. Faccio il pane in casa. Non mi ricordo il procedimento. Metto via tutto.

Mi ributto sul divano.
Vuoto.
Vuoto in strada. Vuota la settimana. Vuoti i desideri.
Però, questo vuoto di questo momento… mi sorprende.

Chiudo gli occhi. Sono in montagna, c’è anche il mio cane. Stiamo attraversando un bosco di abeti, c’è un profumo intenso e l’aria è leggera come quella che respiravo un’ora fa giù in strada. Sento cantare gli uccellini esattamente come nel deserto della città. 

Riapro gli occhi. Ho un racconto in testa. Lo intitolerò: il mio vuoto segreto.

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