di Francesco Troiano
C’era una ragazza, stamattina, seduta su una panchina. Accanto a lei un cagnolino, seduto dritto, e il braccio di lei appoggiato allo schienale dietro il cane e la mano che gli accarezzava dolcemente la testa. Un cucciolo con il manto beige a pelo corto, le orecchiotte da bracco e gli occhi che, ad ogni carezza, si posavano negli occhi di lei leggermente sorridenti.
Ho tenuto a mente quell’inquadratura, e l’ho infilata nella tasca dell’anima.
Guardavo quelle due creature dall’infinita bellezza, mentre, sull’asfalto, serpeggiavano le tenebre del potere e della violenza, con facce mostruose che tentavano di avvolgere la panchina con le loro bocche affamate di guerra e distruzione.
Nessun pericolo: perché attorno a quella panchina risplendeva la luce di una stella con le punte di una cometa di gennaio luccicante di piccole fiammelle d’argento.
Non era una visione da troppo cibo e vino delle feste passate, no.
Era un’urgenza di pace e di ritorno alla semplicità del cuore.