di Francesco Troiano
Sono sul tram. Sale un musicista di strada che si mette a suonare il violino azzeccando poche note e sfilacciando l’archetto. Finita la sua strana esibizione, sfila fra i passeggeri con il bicchierino chiedendo moneta.
Un passeggero si rivolge a lui: “Ma lei ha proprio una bella faccia tosta: lo sa che con quel violino rovina le orecchie alle persone?”
Il musicista senzatetto si mette al centro della carrozza e inizia a parlare.
“Signore e signori, spesso mi viene detto che non sono capace di suonare ma, vi assicuro, ogni nota stonata nasconde tanto freddo e tanto dolore. La musica è sempre stata la mia passione. Purtroppo, nella mia esistenza, nessuno mai mi ha dato una mano a imparare come si deve. Però signori, non avendo altre alternative, mi resta solo questo violino a farmi compagnia e, in nome suo e anche se sono una ciofeca a suonarlo, sono costretto a chiedere un aiuto per non finire morto o buttato in qualche angolo di questa città indifferente”.
Quattro o cinque di noi, incuranti al pensiero se fosse un discorso preparato o meno, si sono alzati per mettere un soldo nel bicchiere. Il signore che l’aveva criticato si è offerto di dargli qualche lezione gratuitamente.
In quella scena, ho visto il mondo che vorrei.