di Francesco Troiano
Esco dal supermercato, sto per attraversare la strada e improvvisamente mi arriva il suono di uno strumento che non riconosco. Mi guardo intorno e scorgo, appoggiato al semaforo, un signore con tratti asiatici che sta suonando una tastiera per bambini e un leggio su cui sono appoggiati dei fogli pieno di simboli cinesi.
Mi avvicino ad ascoltare quella musica così particolare che apparentemente nulla sembrava avesse a che fare con quel piccolo organo.
Il musicista ha una pausa e, sperando mi comprendesse, gli faccio una domanda:
“Mi scusi, ma che strumento sta suonando?”
“È un armonuim preparato. In origine questo era un organo della Bontempi che ho pensato di trasformare in un Armonium indiano senza il soffietto. Il suono che esce infatti è diverso da quello indiano, però a me piace”
“Una specie di fisarmonica a tastiera senza il soffietto”
” Esatto”
“Mi scusi, ma lei è cinese?”
“Sì, sono di Pechino. E sono in Italia da trentacinque anni”
“Infatti, l’italiano lo parla perfettamente”
“E sono felice di sentirmi anche italiano. Ho suonato la tromba per vent’anni con l’orchestra dell’Armata Rossa. Poi, negli anni novanta, morì mia moglie, avevo cominciato a bere e stavo prendendo una brutta strada. Un italiano mi ha aiutato a venire a Milano a fare il cameriere e non mi sono più mosso da qui. Ho tanto amici italiani, ora ho sessantasette anni. Avevo trovato per strada questo piccolo strumento. L’ho portato da un mio amico che fa il liutaio, e questo signore ha fatto il miracolo”
“E adesso cosa sta suonando?”
“Un pezzo di mia composizione sulle parole della poetessa Cai Wenjii, vissuta durante la dinastia Han (circa il 200 d. C.), una donna che visse fra mille sofferenze che venivano attenuate dalla sua arte meravigliosa”
Così dicendo, ha ripreso a suonare e a declamare con un canto sottile quelle note e quelle parole di un tempo antico, che dal rumore del traffico, si elevavano come uccelli di una foresta delle Montagne Celesti.