I racconti del melograno: viaggio in tram

di Francesco Troiano

Sono a Milano, sto viaggiando sul tram numero 4.

Devo rifare il permesso sosta e, da tecnologico-troglodita quale sono, non sono sicuro che le operazioni che ho eseguito sull’app dell’Atm siano corrette. Mentre sono immerso nella girandola delle mie preoccupazioni da anziano, sale un “senzatetto” con uno zaino mezzo aperto da cui spuntano una camicia e un paio di mutande. In  una mano ha un cappello e nell’altra stringe un bastone minaccioso.

È arrabbiato, nessuno ha messo la moneta nel cappello che, improvvisamente, con un’imprecazione lancia in aria (e atterra sulla testa di un cagnetto ai piedi del suo padrone) e inizia una filippica in calabro/sicil/napoletano:
“Fate i fetusi eh? Quaccosa succede… una guerra e a schifìo fineesce..altcio che viuruss…questo è nieente!” Poi, si lancia in una simul-corsa zoppicante lungo la carrozza volteggiando il bastone nell’aria e ululando come una carica di indiani a Fort Alamo. Mi sfiora la testa, io mi schiaccio verso il finestrino, lui si blocca, mi fissa con occhi spiritati ed esclama: “Paura eh? Fetusiii!!” E si catapulta dalla porta di uscita quasi scivolando sul marciapiede.

La voce all’altoparlante erompe nel tram allibito: “Vi ricordiamo di rispettare le regole di protezione e distanziamento: gli altri passeggeri vi ringrazieranno”.

Speriamo.

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