Idiosincrasia

idiosincraṡìa s. f. [dal greco ἰδιοσυγκρασία ‘particolare temperamento’, composto di ἴδιος ‘particolare’ (v. idio-) e σύγκρασις ‘mescolanza’ (v. sincrasi)]. Avversione, insofferenza per qualcuno o qualcosa.

  1. In medicina: condizione di ipersensibilità o di abnorme reattività (non indotta né accompagnata da fenomeni immunologici come nel caso dell’allergia),che si manifesta con quadri clinici diversi, per lo più gastrointestinali o respiratori, in soggetti costituzionalmente predisposti, e che insorge al contatto con sostanze (alimentari, medicamentose, inquinanti) verso cui l’organismo si mostra intollerante: avere un’idiosincrasia per i funghi; soffrire di idiosincrasie.
  2. Per estensione: incompatibilità, avversione, ripugnanza verso determinati oggetti, per lo più astratti, verso situazioni o anche persone: avere una spiccata idiosincrasia per i numeri, per le date, per i rumori, per le spiagge affollate, per il computer.

L’origine di questa parola risale al greco antico, dove il composto di idios (“proprio”; agg.) e di synkrasis (“carattere”, “inclinazione spirituale”) indicava una peculiarità di temperamento di un individuo, non necessariamente con una connotazione negativa.

In linguistica, i fenomeni idiosincratici sono le creazioni linguistiche limitate a un ambito ristretto e costruite senza applicare le norme valide negli ambiti più ampi: si intendono con questo termine le invenzioni estemporanee dei singoli parlanti, i quali formano parole e strutture sintattiche secondo la fantasia e la propria struttura cognitiva, spesso creando dei neologismi.

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