Capita spesso di farsi delle idee preconcette sulle persone, siano esse positive o negative, soprattutto quando le si osserva da lontano, magari filtrate attraverso le immagini della TV o le informazioni della stampa. Se poi ci si aggiunge l’ingrediente della passione e del “tifo calcistico”, il rischio di mettere su un piedistallo la persona in questione è altissimo e, si sa, la conseguente caduta può essere molto dolorosa.
Beh, personalmente questa cosa mi è capitata più volte in passato ma, questa volta, è successo l’esatto contrario. Si, perché conoscere personalmente il Capitano della mia squadra del cuore, il Parma 1913, e farlo conoscere ai ragazzi del Centro, era qualcosa che aspettavo da tempo e che immaginavo in un certo modo ed è stata una soddisfazione ancora superiore alle mie aspettative di tifoso!
Ecco, oggi posso dire che Alessandro Lucarelli non è solo un signor difensore, ma anche una grande persona e l’ha dimostrato (insieme alla sua splendida moglie Cristiana e ai tre figli) lunedì scorso, quando è venuto a farci visita presso il nostro Centro Residenziale Simona Sorge ad Inzago.
L’idea di invitarlo è nata nel maggio dell’anno scorso, quando nel pieno del marasma del dissesto economico che portò il Parma Calcio al fallimento, col nostro pulmino ci siamo recati in gita a Parma, con Tonino, Valerio e Franca, oltre a un paio di volontari della struttura. Dopo la doverosa pausa pranzo, abbiamo assistito agli allenamenti della squadra del Parma: al termine abbiamo incontrato il Capitano Lucarelli che è stato molto cordiale e disponibile. “Non siete proprio dietro l’angolo, ma vi assicuro che, appena possibile, farò di tutto per venirvi a trovare” ci disse, con quell’inconfondibile accento livornese che lo caratterizza e lo rende già di per sé simpatico.
Da allora sono passati alcuni mesi: nel frattempo il Parma Calcio è fallito, ha cambiato nome e si chiama Parma 1913, partecipa al campionato dilettantistico di serie D, tutta la dirigenza è cambiata (ora alla guida della società vi sono persone serie e oneste) e l’unico giocatore rimasto della vecchia “rosa” della serie A è proprio lui, Alessandro Lucarelli.
Una vera e propria scelta di vita, quella fatta dal centrale difensivo, che da ben otto anni guida la difesa emiliana. Il suo attaccamento alla maglia si è trasformato anche in una vera simbiosi con la città e i suoi tifosi, tanto da farlo diventare il simbolo di questa “rinascita calcistica”. Lui ha tentato di salvare il calcio professionistico nella città emiliana, spendendosi in prima persona anche per convincere i compagni di squadra a sposare la linea dell’abbattimento del debito, accumulato da una scellerata gestione economico-finanziaria (che vede ad oggi ancora impuniti gli artefici di tale dissesto, tanto da vederli bazzicare alla grande ancora nel calcio professionistico). Tutto ciò, va sottolineato, rinunciando a parte dei compensi per poter non solo mantenere il Parma in serie B ma, soprattutto, salvaguardare il posto di lavoro a quei dipendenti della società (impiegati, operai) che guadagnavano uno stipendio inferiore.
La conferma della sua visita, mi è arrivata grazie anche alla moglie Cristiana, che mi ha avvisato del fatto che Alessandro sarebbe stato a Milano lunedì 18 gennaio a ritirare il premio l’Altropallone, l’annuale riconoscimento per “lo sport solidale, leale e coraggioso” (http://www.ilgiorno.it/milano/altropallone-lucarelli-1.1656860).
“Se vuoi, facciamo un salto da voi nel pomeriggio”- dice Cristiana. Qui, il tifoso che è in me ha immediatamente rimosso il gentile “se vuoi” usato da Cristiana e ha iniziato ad emozionarsi alla sola idea di avere il Capitano tra noi, immaginandolo già qui al Centro circondato dai ragazzi e intervistato alla nostra maniera.
Ed ecco che Lucarelli, con la sua splendida famiglia, arriva da noi nel pomeriggio e si concede all’intervista di rito con grande disponibilità e amicizia; tra l’altro riusciamo a coinvolgere anche Cristiana che si presta con grande simpatia alle nostre curiosità.
E così scopriamo che Alessandro non chiude mai il tappo del dentifricio, che a volte è un po’ immerso nei suoi pensieri, che ascolta la musica di ogni genere, che voleva fare il calciatore sin da piccolo, che giocare contro il fratello Cristiano equivaleva sempre a prendere gol, che la scelta di rimanere a Parma in serie D lo rende orgoglioso, che lo vuole riportare sempre più in alto, che alcuni giocatori di oggi hanno le carte in regola per sfondare nel professionismo e che ora a Parma si respira un’aria più coinvolgente e serena. E ancora, che il primo figlio Matteo gioca anche lui a calcio e ricopre lo stesso ruolo del padre ma calcia preferibilmente di destro, che il secondo figlio Jacopo pratica Taekwondo, che il valore della famiglia per Alessandro è fondamentale, che Cristiana (a cui piace molto cantare Mina) è sua grande tifosa delle squadre in cui ha militato.
Dopo aver ricevuto in omaggio la sua maglietta autografata, anche noi facciamo altrettanto, una t-shirt ed un cuscino con impresso la foto scattata a Parma, che ci ritrae in gruppo.
Al termine dell’intervista, ecco il rito delle fotografie e un veloce rinfresco per tutti, un saluto alla nostra caporedattrice Salvina rimasta a riposo e, dopo un paio d’ore in cui il Capitano e tutti i componenti della sua famiglia hanno simpaticamente interagito con i ragazzi e con i volontari del Centro, li salutiamo con la promessa di rivederci presto.
Magari, la prossima volta saremo noi ad andare a trovarli a Parma, nel nostro ormai consolidato appuntamento primaverile.
Grazie Alessandro, grazie Cristiana: è stato molto bello conoscervi e scoprire che il coro “C’è solo un Capitano!” che si canta allo stadio, non solo è ampiamente meritato ma va anche allargato alla vostra splendida famiglia.
Insomma, come recita la nostra maglietta, da oggi più che mai, anche noi…”lottiamo col Capitano!”
Paolo De Gregorio