di Luigi Losa
Prima di tutto l’Italia, anzitutto l’Italia, soprattutto l’Italia. Che ha battuto la Spagna per 2 a 0 e vola ai quarti di finale degli Europei. Che ha disputato una delle più belle partite degli ultimi anni, suscitando entusiasmo ma anche grandi speranze per un’altra ‘partitona’, quella di sabato contro la ‘solita’ Germania. Il Grande Antipatico Antonio Conte che, visto che dopo gli Europei lascerà la nazionale e andrà al Chelsea, vuole emulare in tutto e per tutto Josè Mourinho, ha fatto in ogni caso un capolavoro e gli va reso pieno merito.
Peccato davvero che, comunque vada in Francia l’avventura azzurra (lo dico e lo scrivo per scaramanzia, sia chiaro…) non prosegua un lavoro così ben impostato e con buone prospettive di ricambio generazionale dai campioni del mondo del 2006 (Barzagli, Buffon e De Rossi) ai vicecampioni d’Europa del 2012 (ancora Barzagli, Buffon, De Rossi ma anche Sirigu, Bonucci, Chiellini, Ogbonna, Giaccherini, Thiago Motta) chiamati da Conte per affiancare i giovani di belle speranze del calcio italico.
Per ora godiamoci le prodezze di Graziano Pellè & co. così come quattro anni addietro ci godemmo quelle di Mario Balotelli e compagni. soprattutto e guarda caso proprio contro la Germania in semifinale. Balotelli a quel tempo giocava nel Manchester City di Mancini così come ora Pellè milita nel Southampton, ovvero nel campionato inglese.
E’ stata la cosiddetta ‘partita perfetta’ dove nessuno ha sbagliato niente sorprendendo ed emozionando: anzi ci siamo mangiati le mani per almeno altri tre gol mancati per la bravura del loro portiere, de Gea, l’unico a salvarsi di un vero e proprio naufragio collettivo.
Morata ha cercato di fare il ‘galletto’ ma i suoi ex soci bianconeri, BBC (Barzagli, Bonucci, Chiellini), gli han fatto capire subito di abbassare la cresta. Lo ‘scienziato’ Iniesta s’è perso nel suo tiki-taka che ormai lo conoscono anche i ‘pulcini’ dell’oratorio, Cesc Fabregas ha girovagato per il campo senza trovare il bandolo della matassa, il celeberrimo Busquets ha fatto la figura del pellegrino, Jordi Alba che a Kiev ci aveva umiliato con un terrificante quarto gol è sembrato una volpe spelacchiata al pari dei due similbronzi di Barcellona e Real Madrid, ovvero Pique e Ramos ai quali i nostri han fatto girare e venire il mal di testa. Gli altri spagnoli vanno cercati a ‘chi l’ha visto?’. Per contro detto della difesa gli azzurri hanno tutti meritato altissimi voti in pagella, dai marcatori Chiellini, grazie alla bomba su punizione di Eder, e Pellè ai laterali Florenzi e De Sciglio, ai centrocampisti De Rossi, Parolo, Giaccherini, a cui vanno aggiunti i subentrati Thiago Motta, Insigne e Darmian, questi ultimi due autori dell’azione che ha portato il nostro bomber a chiudere il conto.
L’Italia con la netta vittoria a Parigi ha vendicato così la goleada (4 a 0) subita dalle furie rosse nella finale di Kiev del’Europeo 2012 quando la squadra di Prandelli ormai non si reggeva più in piedi. Analogamente, nel 2008, la nazionale allora affidata a Donadoni era stata battuta per 4 a 2 ai calci di rigore dalla stessa Spagna che si sarebbe poi laureata campione d’Europa dando vita ad un triplete fantastico (mondiali 2010 in Sudafrica, europei 2104). Quella squadra ieri sera ha messo in scena il suo canto del cigno (già ai mondiali in Brasile due anni fa era stata eliminata, come e peggio degli azzurri, al primo turno beccando cinque pappine dagli olandesi ed altri due gol dal Cile nelle prime due partite).
Per gli azzurri ora c’è l’ostacolo Germania complice un tabellone quanto mai sbilanciato con tutti gli squadroni da una parte: anche se poi la Francia ha visto i sorci verdi (e mai colore fu così azzeccato) contro quegli irlandesi (quelli di Dublino) che pure avevano messo sotto l’Italia B già qualificata, mentre l’Inghilterra è andata addirittura a casa buggerata da una sempre più sorprendente Islanda, vera clamorosa rivelazione che ha conquistato la simpatia di tutti. Per gli inglesi (gli ultimi evidentemente rimasti in Europa dopo la Brexit, “ahahahah”) è stata una disfatta.
Così saranno proprio i francesi, domenica sera, a vedersela con gli islandesi, lungagnoni e legnosi fin quando volete ma pronti a lottare su ogni pallone. E chi vincerà se la vedrà, in semifinale, proprio con chi tra noi e i panzer tedeschi la spunterà sabato sera.
Il big-match Italia – Germania è un ‘classico’ delle competizioni calcistiche internazionali dal 4 a 3 (per noi s’intende) dell’Atzeca ai mondiali del 1970 al 3 – 1 (sempre per noi) del Bernabeu ai trionfali (sempre per noi) mondiali dell’82, al 2 – 0 (ma guarda un po’ sempre per gli azzurri) della semifinale dei mondiali del 2006 giocati proprio in casa loro e poi vinti (e da chi se non da noi?) a Berlino, per finire alla già citata semifinale di quattro anni fa con la doppietta da urlo di super Mario Balotelli.
Nel frattempo loro sono diventati campioni del mondo in Brasile dove hanno battuto l’Argentina del derelitto Messi e dopo aver dato sette, diconsi sette pappine ai carioca padroni di casa.
Loro non vincono l’europeo da vent’anni (era il terzo titolo) noi addirittura dal 1968 (ed è sin qui l’unico). E se noi abbiamo messo sotto la Spagna loro hanno fatto polpette della Slovacchia, sinora non hanno perso una sola partita ma soprattutto non hanno beccato nemmeno un gol.
Per completare il quadro dei quarti, le altre due belle partite di giovedì tra Polonia (che ha fatto fuori la Svizzera, non senza parecchia fortuna, ai calci di rigore) e Portogallo (che ha superato in extremis una tostissima Croazia, e di venerdì tra l’altra sorpresa Galles (che ha piegato su autorete l’Irlanda del Nord) e quel Belgio (che ha sotterrato l’Ungheria) da noi nettamente battuto.
Ma non è che alla fine ci ritroviamo in finale proprio ancora con il Belgio? Sarebbe il colmo.
Calma e gesso però, la strada è ancora lunga e in poltrona o sul divano, sulla sdraio o sulla seggiola ci tocca ancora soffrire per l’azzurro del cuore pallonaro.