Chi ha avuto fortuna nella vita si ricorda di coloro (e sono tanti) che stanno peggio? I cosiddetti big sono grandi anche in beneficenza? Le stelle brillano in solidarietà? Le risposte in questo viaggio alla scoperta del senso della prossimità dei personaggi famosi guidato dal giornalista-scrittore Claudio Pollastri
I piccoli-grandi gesti di beneficenza Claudio Baglioni preferisce custodirli nel chiuso del suo cuore e mi confida “l’altruismo non è per il pubblico ma per chi soffre”. Strada facendo si è occupato dell’uomo della storia accanto sussurrandogli che non è finita e aiutandolo in modo pratico e diretto. Ha lasciato che un gruppo di migranti entrasse nella sua villa a Lampedusa per rifocillarsi col cibo che trovava e riposarsi “ospitare chi non sa dove andare e sfamare chi arriva da lontano è un dovere civico prima che cristiano”. Nella scia umanitaria di contribuire a salvare vite umane ha ideato e organizzato per anni a Lampedusa la manifestazione musicale “O’scià” per denunciare l’emergenza immigrazione.
Profondamente sensibile alla sofferenza dei più piccoli ha adottato a distanza numerosi bambini di Bangui, nella Repubblica del Centrafrica. Ha aiutato l’Opera di Don Orione a realizzare interventi chirurgici urgenti su più di mille bambini cardiopatici. Ha distribuito regali e sorrisi ai piccoli pazienti di una clinica di oncoematologia pediatrica.
Sostiene la ricerca scientifica sulle malattie neoplastiche infantili della Fondazione Città della Speranza. Ha rispolverato la laurea in architettura per progettare gratuitamente l’oratorio S. Annibale Maria di Francia di Andria.
Nel poco tempo che gli rimane si mette in gioco ricordando i rudimenti calcistici (rimasti, per onestà intellettuale ma soprattutto sportiva, molto rudimentali) imparati all’oratorio e indossa la maglia della Nazionale cantanti per testimoniare ai più sfortunati che se anche sono solo uomini non saranno mai uomini soli.