Chi ha avuto fortuna nella vita si ricorda di coloro (e sono tanti) che stanno peggio? I cosiddetti big sono grandi anche in beneficenza? Le stelle brillano in solidarietà? Le risposte in questo viaggio alla scoperta del senso della prossimità dei personaggi famosi guidato dal giornalista-scrittore Claudio Pollastri
E’ ufficiale! Richard Gere è un gentiluomo. Molto sensibile ai drammi degli ultimi. “Sono felice di essere in Calabria perché vedo tanti volti sorridenti dopo momenti molti tristi”, ha dichiarato il 5 agosto a Catanzaro ospite d’onore del Magna Graecia Film Festival.
Nella sua missione umanitaria collabora con Croce Rossa Internazionale, Oxfam America, Movimento della Mezzaluna Rossa, Amfar, Amnesty International, medici Senza Frontiere, Human Rights Watch, J/P Haitian Relief Organisation,
Altruista non solo a parole, Gere ci mette la faccia. Come il 9 agosto 2019 quando è salito a bordo dell’Open Arms prima dello sbarco a Lampedusa con 138 persone per portare viveri che aveva comperato “sono sopravvissuti a tragedie umane indescrivibili”.
Era già stato all’hotspot di Lampedusa nel 2016 prima di andare come presidente onorario del Taormina Film Fest e aveva pranzato con loro “queste persone sono angeli”. La solidarietà con i popoli oppressi l’aveva spinto nel 2019 a schierarsi a favore dei curdi “il rispetto degli esseri viventi è più importante di ogni altra cosa”.
L’impegno civico verso i senzatetto l’avevo portato nel 2014 a girare il film Gli invisibili ”la loro situazione riguarda tutti noi”. Per essere più credibile aveva collaborato con l’associazione Coalition for the Homeless trasformandosi in un clochard di New York “una turista francese, non riconoscendomi, mi aveva offerto un po’ di pizza”.
Nel 1999 aveva visitato un campo profughi del Kosovo durante la guerra “deve intervenire la comunità internazionale”. Nel 2012 ha ricevuto dall’allora presidente dell’Albania, Bamir Topi, una medaglia d’onore “per avere mantenuto alta l’attenzione e per avere fatto conoscere al mondo il dramma dei kosovari”.
Negli Anni Novanta ha affiancato l’associazione Survival International perché finisse la repressione degli Jumma, una tribù del Bangladesh “finalmente nel 1997 è stato firmato un accordo di pace”.
Convinto seguace del Dalia Lama si batte per l’indipendenza del Tibet. E’ cofondatore della Tibet House e Presidente dell’International Campaign for Tibet. Nel 1993, dal palco degli Oscar, denunciò l’operato della Cina. Denuncia ribadita con determinazione in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008 “il mondo non dovrebbe premiare chi è così cattivo con la propria gente”.
Dalla Cina alla vicina India, terzo Paese al mondo per numero di contagi da virus Hiv, dove ha contribuito alla realizzazione dell’Aids Care Home “per aiutare donne e bambini” e lanciato la Gere Foundation India Trust “per salvare il più alto numero di vite”.
Abituato a cantarle in faccia ai potenti ha messo in vendita la sua collezione di chitarre dei miti come Elvis Presley e Bob Marley raccogliendo oltre 956 mila dollari “la vera musica è il coro di bambini che in tutto il mondo ringraziano per scuole e ospedali”.