di Fabrizio Annaro
Correva l’anno 2013, precisamente il 28 ottobre, quando il Dialogo di Monza esordiva per la prima volta in rete, sul web.
Il sottotitolo del nostro giornale è: “la provocazione del bene“, un progetto editoriale ambizioso, anzi una grandissima sfida.
La sfida è nata quando, un giorno, un imprenditore mi disse: “Nessun editore sarebbe disposto a investire un euro su un giornale che parla di positività, che propone buone notizie, le persone prediligono la cronaca nera, i lati oscuri degli individui”.
Dopo otto anni questo progetto non solo resiste, ma è riuscito ad aggregare una comunità di redattori e giornalisti che si sono appassionati e hanno aderito alla missione di raccontare le cose positive, il bene, di proporre all’opinione pubblica quello che spesso i giornali oscurano. Il nostro è un progetto che vive di volontariato e di donazioni, non ha finanziamenti, non ha pubblicità.
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Abbiamo pubblicato più di 5500 articoli, ritagliando spazio per la cultura, l’arte, l’ambiente, i diritti umani, le storie. Abbiamo creato rubriche come l’Accadde Oggi, il Lavoro che R-esiste, organizzato eventi, sviluppato progetti provocatori come il documentario girato nel carcere di Monza (Tempo libero), un film sui giovani in collaborazione con la Caritas, alcune mostre fotografiche, installazioni artistiche e recentemente le dirette su FB dove invitiamo persone che ci raccontano belle storie.
La soddisfazione più grande è che, nel frattempo, abbiamo assistito a un fiorire, in particolar modo sul web, di riviste e giornali che propongono la positività, un nuovo modo di fare giornalismo, il desiderio di parlare di ciò che i media e le TV difficilmente raccontano. Abbiamo partecipato alla crescita di un giornalismo costruttivo ramificato in tante testate che hanno contagiato anche i grandi media tradizionali.
La Stampa, Il Corriere della Sera, altre testate nazionali, i Tg, hanno scelto di dedicare uno spazio specifico con servizi dedicati all’innovazione, al Terzo Settore, alla Green economy, alle buone notizie.
Riteniamo che si possa crescere ancora di più. Aumenta sensibilmente la domanda di un giornalismo onesto e costruttivo, che desidera informare a 360° , che ha a cuore la comunità e il bene comune.
Il web si è dimostrato l’ambito privilegiato dove sviluppare nuovi progetti editoriali.
Ma dove sta andando il giornalismo? Quali sfide attendono i giornalisti del nostro tempo?
Il peggior nemico sono le fake news e le notizie “verosimili”. Su questo terreno i giornalisti giocano la loro sfida più grande. La professionalità è chiamata a verificare l’attendibilità delle notizie, ad essere punto di riferimento del lettore. Ci riesce? La verifica delle fonti è fondamentale. L’essere sul campo, anziché dietro la scrivania o davanti al computer, è altrettanto decisivo.
E poi c’è la questione delle “scaletta dei Tg” spesso simili, una fotocopia l’una dell’altra. Anche la selezione delle notizie ha la sua importanza. Sicuramente i media hanno giocato un ruolo decisivo riguardo alla lotta al Covid19 e al successo della campagna vaccinale. Il tutto però, a scapito della diffusione di altre notizie altrettanto importanti.
Un esempio? Si parla pochissimo se non per titoli del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Eppure, attraverso questo piano, si gioca gran parte del futuro della nostra nazione e dell’Europa. Sul PNRR si sono spenti i riflettori ed è calato un silenzio imbarazzante.
Inoltre, dobbiamo chiederci se questa inflazione di talkshow giornalistici di approfondimento, sia un segnale di “decadimento” del giornalismo italiano.
Programmi dove la polemica regna sovrana, dibattiti che finiscono in risse verbali che non fanno onore neppure a chi vi partecipa.
Gli approfondimenti ripropongono sceneggiature che ricalcano il metodo con cui sono concepite le serie televisive: un protagonista che se la deve vedere con un antagonista, in una partita senza epilogo. Un finale che non esiste: dopo 15 giorni si cambia argomento, dimenticandosi completamente di quello precedente. E’ stato cosi per l’Afghanistan, lo è in questi giorni per i no Green pass e sarà così per tante altre notizie.
È un’informazione vecchio stile, che non piace a molti, soprattutto ai giovani che attingono le informazioni in altre modalità: sul Web, su Instagram, su Youtube.
Spesso i giornali investono poco sulle pagina degli esteri, una scelta che è sintomo di provincialismo e di chiusura entro i confini nazionali.
C’è anche il grande tema del diritto alla comunicazione. Su questo giornale abbiamo dato voce e spazio alla “forza della fragilità“ , a chi si trova in condizioni difficili.
Tanti sono stati progetti che hanno entusiasmato i redattori de Il Dialogo. L’avventura più bella è stata quella di Luigi Picheca, persona malata di SLA che, dalle stanze della RSD San Pietro in cui vive, ha scritto articoli raccolti in una pubblicazione “Orizzonti Imprevisti” edita dalla Cooperativa La Meridiana e curata dalla redazione de il Dialogo. Grazie al nostro giornale, Luigi Picheca ha ottenuto un grande riconoscimento: è stato iscritto dall’OdG nell’elenco dei giornalisti pubblicisti.
Abbiamo offerto spazio anche alla redazione Scaccomatto, nata nell’ambito dell’attività Centro Stellapolare che promuove la salute mentale e al Centro Residenziale Disabili “Simona Sorge” di Inzago.
Concludo con un appello alle persone che desiderano scrivere, che desiderano condividere questo progetto, che hanno a cuore il bene e le notizie positive, che vogliono offrire il loro contributo per l’edificazione di un giornalismo costruttivo. Noi ci siamo
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito con i loro scritti a questo giornale e lo hanno reso sempre più interessante.
Auguri Dialogo di Monza!
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