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Il lavoro che R-esiste in mostra ad Albiate

28 Gennaio 20193 Ottobre 2019Francesca Radaelli 0
   

Mani che costruiscono, creano, rifiniscono i particolari. Gesti sapienti e pazienti, che si ripetono giorno dopo giorno e che, giorno dopo giorno, fanno vivere una cultura della manualità che si serve di pochi attrezzi antichi. E che rischia di andare perduta.

E’ una Brianza operosa e silenziosa quella degli artigiani protagonisti delle fotografie di Giovanna Monguzzi e Stefania Sangalli, in mostra dal 26 gennaio al 3 febbraio presso la casa dei padri Betharramiti ad Albiate (via Italia 4).

Il cappellaio di Monza, il rutamatt di Brugherio, il fabbricatore di violini di Seregno. E poi il materassaio di Lissone, l’impagliatore di Meda, il costruttore di pipe di legno a Cantù. I mestieri di una volta, che oggi –forse – rischiano l’estinzione, salgono sulla ribalta con “Il Lavoro che R-esiste”, una mostra fotografica nata dalla rubrica di immagini e testi pubblicati sul giornale online Il Dialogo di Monza – La provocazione del bene.

Non scatti estemporanei, ma fotografie scaturite da incontri unici e speciali. Dal 2014 Giovanna e Stefania hanno girato la Brianza per scovare e documentare le botteghe in cui continua a vivere la sapienza di un lavoro artigianale che oggi sembra di altri tempi ma solo pochi decenni fa apparteneva alla quotidianità dei paesi brianzoli. “Sono fotografie istantanee di gesti e movimenti, abbiamo scelto di non mettere in posa le persone, ma di documentarne il lavoro quotidiano”, hanno spiegato le fotografe.

Lo spirito della mostra è quello che anima, da ormai cinque anni, l’attività de Il dialogo di Monza, un giornale online nato con il proposito di mettere il bene e le buone notizie in prima pagina. Lo ha spiegato – nel corso dell’inaugurazione della mostra lo scorso 26 gennaio – Enzo Biffi, tra i fondatori e animatori della pagina web, insieme al direttore Fabrizio Annaro: “Queste fotografie rappresentano un’arte che nasce dall’incontro e ha il potere di generare incontri. È questa infatti la missione del Dialogo di Monza, e il filo conduttore di tutte le iniziative che abbiamo realizzato in questi anni sul territorio, dai docufilm sul carcere di Monza e sui giovani al progetto artistico della Porta del Dialogo, fino a tutte le altre mostre fotografiche”.


Uno spirito che è piaciuto alla comunità guidata da padre Francesco, che ha sottolineato come i Betharramiti, da sempre, abbiano voluto essere ‘in dialogo’, per l’appunto, con il territorio brianzolo. Facendosi promotori di iniziative – “come questa” – in grado di arricchire un mondo che corre il pericolo di diventare sempre più povero, in cultura e in spiritualità.“
La Brianza è storicamente una fucina di saperi e di lavoro”, ha sottolineato Giovanni Barzaghi Presidente della Confartigianato, che ha promosso l’iniziativa insieme al comune di Albiate, al Consorzio Comunità Brianza e alla BCC Valle del Lambro. “Dialogo e cultura sono due valori da difendere oggi, per preservare i saperi artigianali. L’artigiano è il depositario di un sapere manuale da mantenere vivo, perché costituisce uno spazio di creatività. In un mondo in cui la produzione è sempre più tecnologica, il cuore del made in Italy sta proprio in questo, nel saper creare”. Perché l’industria, in fondo, si limita a ‘replicare’ su larga scala. “La porta del futuro si apre solo con la chiave del passato”, ha concluso Barzaghi.

da sx Giovanni Barzaghi, Presidente Confartigianato, Mario Riva, Presidente CCB, Silvano Camagni, Presidente BCC Triuggio, Elisa Vimercati del Cappellificio Vimercati e Fabrizio Annaro

Gli ha fatto eco Mario Riva, presidente Consorzio Comunità Brianza: “Nella cooperazione sociale sul territorio di Monza e Brianza abbiamo tanti esempi di lavoro artigiano. Spesso per persone svantaggiate il lavoro manuale è un’opportunità di inserimento o reinserimento nel contesto sociale, ma consente anche uno sviluppo di competenze importanti e di una relazione positiva con il territorio”.

“Siamo cresciuti, come banca, insieme alle imprese artigiane del territorio, fornendo loro contributi importanti in termini di innovazione tecnologica e internazionalizzazione”, ha rimarcato Silvano Camagni, presidente della Banca di Credito Cooperativo Triuggio e Valle del Lambro, sponsor dell’evento, che ha proposto alla stessa Confartigianato una nuova collaborazione estesa a tutte le realtà di Monza e Brianza.

L’inaugurazione de Il lavoro che R-esiste ha visto anche la presenza di Elisa Vimercati, dell’omonimo cappellificio di Monza, una delle realtà immortalate nelle fotografie in mostra. Fondato dal nonno di Elisa il cappellificio è rimasto l’unico in tutta la Lombardia, in una città – Monza – che nella prima parte del Novecento era specializzata nella produzione artigianale di cappelli. I metodi di produzione sono ancora quelli originari dell’Ottocento, alcuni macchinari hanno oltre 150 anni e sono 8mila i cappelli che ogni anno vengono esportati in Israele, il mercato di riferimento per la produzione dell’azienda.


Una storia che dimostra che sul mercato c’è spazio per i manufatti e le creazioni del lavoro che r-esiste. Un lavoro che richiede una fatica, un tempo e una dedizione forse un po’ anacronistici per la cultura attuale, in cui tutto è veloce, tecnologico, ‘digitale’. Un lavoro che però racchiude in sé un patrimonio di sapienza ‘manuale’ da difendere e, forse, da tornare ad imparare.

 

 

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Category Arti e Culture Dialogo Francesca Radaelli
Tagged Albiate giovanna monguzzi il lavoro che r-esiste mostra fotografica stefania sangalli

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