Il lavoro che sognavo: la ballerina

di Francesca Radaelli

E’ il sogno di tante bambine: diventare una ballerina e danzare sui palcoscenici di tutto il mondo.

A poco più di 20 anni, la monzese Michela Chiroli questo sogno lo sta realizzando. Dopo un lungo percorso nel mondo della danza, iniziato da bambina, oggi Michela vive negli Stati Uniti e fa parte della compagnia Ballet Frontier of Texas.

“Ho iniziato a studiare danza quando ero molto piccola, all’età di 5 anni, e posso dire che la professione della ballerina è stato uno dei primi mestieri che immaginavo di fare da grande”, racconta al Dialogo di Monza. A 11 anni Michela entra nella scuola di ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano e inizia un percorso che richiede tanto impegno ma che le dà anche tante soddisfazioni: “Tra le esperienze che più mi hanno segnato c’è stata proprio la partecipazione agli spettacoli del Teatro alla Scala (“Raymonda” ed “Excelsior”) a fianco delle grandi stelle della danza e nel contesto di uno dei più prestigiosi teatri al mondo”, ricorda. “Ma per il mio percorso sono stati importantissimi anche il primo spettacolo da ballerina professionista con la compagnia dello State Opera Plovdiv in Bulgaria (“Cenerentola”) e il tour in Cina con la compagnia russa di Astrakhan, in cui ho ballato per la prima volta “Il Lago dei Cigni””.

Il balletto che le è rimasto nel cuore è “Raymonda”: “Aver partecipato a questo balletto quando ero un’allieva dell’Accademia del Teatro alla Scala lo ha reso uno di quelli a cui sono più affezionata. La musica, la coreografia, i costumi e gli stili che include sono semplicemente affascinanti”.

Un percorso che richiede tanta determinazione

Traguardi come questi non sempre sono semplici da conquistare, il lavoro richiesto è tanto e a volte ci si chiede se ne valga la pena: “Il percorso di studi all’interno dell’Accademia di danza è lungo e richiede molto impegno, costanza e passione. È normale che lungo il suo corso ci si chieda se realmente valga la pena faticare così tanto, che altra attività si potrebbe fare in alternativa e se ci sia qualcosa che potrebbe piacerci di più o renderci più felici”. Anche Michela si è posta ogni tanto questa domanda, ma la risposta era sempre la stessa: “Continuavo a sognare di essere una ballerina”.

Se non fosse diventata ballerina le sarebbe piaciuto specializzarsi in una professione nell’ambito del fitness, come la preparatrice atletica per ballerini, ginnasti o altri atleti.

Ma alla fine il sogno più grande si è realizzato, anche grazie alla fortuna di aver incontrato maestri che hanno lasciato il segno. “I maestri che sono stati più importanti per me, sia dal punto di vista tecnico che da quello artistico, sono stati Renata Calderini e Biagio Tambone, con cui ho studiato durante i miei anni di accademia al Centro Formazione Aida di Milano. Mi hanno trasmesso la loro incredibile esperienza personale, facendomi appassionare ancora di più allo studio della danza e al mestiere della ballerina”.

Pensando al percorso che l’ha condotta dov’è oggi, Michela non parla mai di sacrifici e rinunce, ma di tanta determinazione, necessaria di fronte ai problemi fisici che possono presentarsi: “Durante il mio percorso ho dovuto spesso far fronte a dolori fisici, infiammazioni e infortuni. Bisogna avere la determinazione di trovare un modo per curarsi e poter continuare a ballare. Secondo me questo è uno degli aspetti più difficili delle attività come quella della danza. Per il resto, questa professione non mi ha mai imposto sacrifici che non fossi disposta a fare, né costretta a rinunce”.

Una giovane cittadina del mondo

Anche se è giovanissima, Michela ha già viaggiato molto per il mondo grazie alla danza. Uno dei luoghi che le sono rimasti nel cuore è la città di Plovdiv in Bulgaria: “E’ sicuramente un luogo a cui sono particolarmente affezionata. Non solo perché rappresenta l’ esordio della mia carriera come ballerina, ma proprio per l’incredibile bellezza della città”, spiega. 

“Nell’antichità faceva parte dell’Impero Romano e oggi è ancora possibile ammirare le rovine che risalgono a quell’epoca. Come ballerina ho avuto l’onore di esibirmi proprio all’Antico Teatro Romano di Plovdiv, uno scenario estremamente suggestivo, sia per gli artisti che per il pubblico”.

Oggi Michela vive in Texas, un luogo in cui la vita è molto diversa rispetto all’Italia e all’Europa. “Ho dovuto abituarmi al diverso concetto di città, in cui grandi distanze separano le ben distinte aree di svago, come il centro città, dalle aree residenziali e da quelle commerciali. La viabilità è particolarmente complessa”. Dal punto di vista professionale è molto soddisfatta: “La compagnia “Ballet Frontier of Texas” , i cui direttori artistici sono Chung Lin Tseng e Enrica Tseng, è un ambiente di alto livello tecnico, molto professionale, stimolante e accogliente”.

Insomma, la mancanza dell’Italia non si fa sentire più di tanto, anche perché, dopo tutto, “l’Italia non mi ha offerto delle occasioni che altri luoghi in giro per l’Europa o gli Stati Uniti non mi abbiano offerto”.

La giornata di una ballerina

“La mia giornata come ballerina professionista inizia con una lezione di danza classica insieme a tutti i membri della compagnia”, racconta Michela. “Dopo questa lezione iniziamo le prove per i futuri spettacoli e produzioni che abbiamo in programma. In quanto ballerini è poi importante includere degli allenamenti al di fuori della sala di danza, che ci aiutino a prevenire infortuni e ci permettano di ottenere risultati migliori anche quando danziamo”.

In conclusione, le chiedo che consiglio darebbe a una bambina che abbia il sogno di diventare ballerina. “Il percorso di studi per diventare una ballerina professionista è lungo e impegnativo”, risponde. “Sicuramente la disciplina e la determinazione sono essenziali ma è importante non viverlo con ossessione e accanimento. Bisogna trovare un equilibrio e non tralasciare l’importanza di affrontare tutto con passione e amore. Un altro elemento fondamentale”, conclude, “è quello di cercare di arricchirsi come persone e come artisti, anche tramite esperienze al di fuori della sala di danza”.

Dieci domande a Michela

1. Quando hai deciso che avresti fatto questo lavoro?

All’età di 8 anni.

2. Perchè?

Mi affascinavano i romanzi di Aurora Marsotto che raccontavano di ragazzine che studiavano danza e sognavano di diventare ballerine.

3. In che cosa consiste il tuo lavoro, in una frase?

Raccontare una storia, stupire il pubblico e trasmettere emozioni tramite l’arte e il movimento.

4. Una dote che bisogna proprio avere per svolgere il tuo lavoro.

Un ballerino dev’essere in continua ricerca del miglioramento sia sul piano tecnico che su quello artistico ed espressivo. Non deve smettere mai di lavorare per migliorare.

5. Il peggior difetto di chi svolge questo lavoro.

Essere autoreferenziali e autocelebrativi.

6. Qual è il lato più bello del tuo lavoro?

La danza è così varia e ricca di stili che non ci si annoia mai!

7. Qual è il lato più difficile?

Riuscire a catturare il pubblico e suscitare realmente delle emozioni.

8. La cosa più divertente che ti è capitata al lavoro.

Vedere il parrucchino di un ragazzo staccarsi e volar per terra durante l’esibizione del primo atto del “Lago dei Cigni”.

9. Come pensi sarà il tuo lavoro fra 30 anni?

Fra 30 anni spero di poter aiutare giovani ballerini come insegnante e tramandare la mia esperienza.

10. Dove ti piace trascorrere le ferie?

Adoro passare le ferie nei posti di mare.

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