“Il Mondo Nuovo” debutta al Teatro Binario 7

di Francesca Radaelli

Immaginiamo un mondo in cui tutti sono felici, in cui tutti i desideri sono immediatamente soddisfatti, in cui per eliminare il dolore basta una pillola. Sarebbe un sogno che diventa realtà. O forse no?

È una “realtà” di questo tipo quella messa in scena dalla nuova produzione della Compagnia Teatro Binario 7, con la regia e drammaturgia di Corrado Accordino, che ha debuttato “in casa”, nella sala Chaplin del teatro monzese, nella serata di ieri, giovedì 27 febbraio. Sarà in scena anche venerdì 28 febbraio e sabato 1 marzo alle 21.00 e domenica 4 marzo alle 16.00

Lo spettacolo prende le mosse da “Brave New World”, il romanzo con cui lo scrittore britannico Aldous Huxley, nel lontano 1932, ha creato una potentissima distopia dalla forza profetica, dimostrandosi capace di anticipare molte delle caratteristiche della società in cui viviamo oggi, a distanza di oltre 90 anni. La fede assoluta nella tecnologia, per esempio, ma anche la massificazione dei desideri, una libertà sessuale senza freni, le droghe di stato, la felicità promessa dal consumismo, a patto di rinunciare alla libertà personale. 

Un’immersione multisensoriale

E’ un mondo in cui non si può essere tristi quello che, nello spazio di 90 minuti, prende forma all’interno del teatro. In apparenza è uno dei migliori mondi immaginabili, e il pubblico vi viene immerso completamente e improvvisamente.

L’immersione comincia subito, a partire dall’ingresso degli attori. I personaggi principali sono interpretati da Daniele Ornatelli, Silvia Rubino, Alessia Vicardi, Alberto Viscardi, ma sulla scena ci sono anche gli allievi della scuola di teatro Matvey Butenko, Anna Cenci, Magdalena Chudecka, Antonella Galbiati, Dario Marvulli, Maria Giovanna Stomeo. Insieme rompono, fin dall’inizio, la quarta parete, attraversando insinuanti le file del pubblico per raggiungere il palcoscenico, dominato da immensi orologi sospesi e da altalene coperte di fiori.

E l’immersione continua per tutto lo spettacolo attraverso gli effetti sonori e soprattutto la musica, che tra un dialogo e l’altro fa esplodere il palco: ritmata, potente, quasi assordante, generatrice di balli sfrenati sul palcoscenico, invade anche lo spazio degli spettatori, obbligandoli a partecipare dello stesso ritmo che fa muovere gli attori. Altro elemento immersivo sono le luci: intermittenti, a tratti stroboscopiche, psichedeliche, finiscono per ipnotizzare gli sguardi. Infine, i gesti degli attori:  sensuali, esagerati, quasi animaleschi nel mimare senza alcun pudore l’abbandono al puro piacere del corpo – sia esso figlio del sesso (per i contenuti espliciti lo spettacolo è sconsigliato ai minori di 14 anni) o del Soma, la medicina che ha il potere di far stare bene, di cancellare ogni tristezza e ogni sofferenza.

Un mondo felice?

Ciò che manca in questo universo di sensazioni del corpo piacevoli e inebrianti è l’anima, e sono soprattutto i sentimenti. Gli abitanti del Mondo Nuovo, tutti nati in provetta, sono già programmati per svolgere i compiti che si addicono alla casta a cui appartengono per determinazione genetica: la gerarchia sociale – rigidissima – spazia dagli Alfa Plus, esseri superiori, fino agli Epsilon, il gradino più basso. Non conoscono e non capiscono l’amore, e di conseguenza nemmeno il dolore. Sono felici di appartenere al “corpo sociale”, invocato come una vera e propria divinità al pari di quel “Ford”, ripetutamente onorato con gesti e parole, che è stato il grande iniziatore della nuova era felice. Questa “felicità” è però standard, uguale per tutti: non esistono individualità, ma solo declinazioni del corpo sociale.

A insinuare il dubbio, provando a scalfire questa felicità apparente, è l’arrivo di due “selvaggi”, che provengono dalle “riserve” ai confini del mondo: una madre, figura pressoché sconosciuta agli abitanti del Mondo Nuovo, le cui vite vengono generate in modo perfetto attraverso la tecnologia, e John, suo figlio – incredibilmente – biologico. Trattati come fenomeni da baraccone, diventano loro malgrado protagonisti di una sorta di reality show, con lo scopo di intrattenere e divertire con la loro stranezza gli abitanti del Mondo Nuovo. Eppure, con i loro discorsi poco comprensibili – citano Shakespeare in un mondo in cui nessuno legge libri – qualche turbamento, seppur effimero, sembrano portarlo.

Mondo nuovo e mondo nostro

Il grande merito di questa rilettura scenica dell’opera di Huxley – al netto dell’ottima performance dei singoli attori – è soprattutto la capacità di coinvolgere lo spettatore in un universo dal fortissimo impatto multisensoriale. Un coinvolgimento che però ha anche il potere di innescare un effetto di straniamento sul pubblico in sala e in chi, a differenza dei personaggi in scena, conserva ancora una qualche forma di pensiero critico.

Impossibile non accorgersi che il Mondo Nuovo assomiglia in troppi aspetti al nostro mondo, o meglio a come vorremmo che  il nostro mondo fosse. A partire da quell’aspirazione – su cui fanno leva oggi molti spot pubblicitari – alla libertà di non avere legami o sensi di colpa: di fatto nel Mondo Nuovo essa si realizza, eliminando però nei fatti la vera libertà, quella di essere un individuo diverso dagli altri, che si costruisce una propria identità anche attraverso la scelta delle proprie relazioni.

Si realizza anche il desiderio di una felicità che consiste nel puro benessere e nella soddisfazione immediata di desideri di consumo, che oggi si declina anche nel piacere di ricevere “visualizzazioni” e “like” sui social network (parole del “mondo nostro” che fanno capolino nei discorsi dei personaggi in scena e si inseriscono perfettamente nell’atmosfera del mondo immaginato da Huxley).

E diventa realtà anche il sogno di poter eliminare le sofferenze e le emozioni negative introducendo nel proprio corpo delle sostanze esterne: nel nostro mondo ci proviamo con i farmaci, ma anche con le droghe, l’alcool, il tabacco, non troppo diversi, nella loro funzione, dal mitico “Soma” di Huxley, ‘donato’ dal potere politico agli abitanti del Mondo Nuovo.

Insomma, dal “Mondo Nuovo” di Corrado Accordino si riemerge un po’ “rintronati”, soprattutto per la violenza visiva e sonora esercitata da una dittatura della felicità dai contorni inquietanti. Ma si esce  dal teatro anche stimolati a guardare con occhi diversi il “mondo nostro”. E, forse, anche il mondo che vorremmo.

Per informazioni sullo spettacolo e le prossime date: IL MONDO NUOVO | Binario 7

image_pdfVersione stampabile