Il 26 luglio di novant’anni fa nasceva Francesco Cossiga. Il libro di Claudio Pollastri
Il 26 luglio Francesco Cossiga avrebbe compiuto 90 anni essendo nato a Sassari nel 1928. Per l’occasione Claudio Pollastri ha pubblicato l’istant-book “Francesco Cossiga – Tutti i picconati dal Presidente” per GRB Edizioni, dove assembla le confidenze raccolte durante i loro numerosi incontri. Abbiamo chiesto all’autore alcuni aneddoti contenuti nel libro che è stato presentato nella sala stampa di Palazzo Madama, a Roma.
“Tutti ricordano il Presidente Cossiga – racconta Pollastri – per le sue esternazioni sferzanti sui politici e sul mondo delle Istituzioni tanto da essersi guadagnato il soprannome di Picconatore. Ma l’esternazione che mi lasciò a bocca aperta, e da lì avevo capito che non sarebbe stato un Presidente come gli altri, la rilasciò nel 1991. Durante un’intervista aveva dichiarato, sapendo di andare controcorrente e di provocare una reazione a catena, di essere un superfan di Beautiful la soap opera che andava in onda tutti i giorni su Raidue alle 19.20, mentre adesso viene trasmessa alle 13.40 da Canale 5, e di conoscerne perfettamente i personaggi e la trama. Soap opera seguitissima dal pubblico televisivo e allo stesso tempo snobbatissima dalla cosiddetta intellighenzia. Nessuno era riuscito a verificare quanto affermava Cossiga ma quella dichiarazione aveva fatto scalpore segnando una linea netta di demarcazione comunicativa con lo stile presidenziale precedente.
“Il Presidente – prosegue l’autore – si divertiva con la sua arguzia raffinatissima a leggere nello sguardo dell’interlocutore la sorpresa per quello che raccontava. Se poi la sorpresa diventava preoccupazione Cossiga tranquillizzava tutti dicendo “come sostiene il mio amico Montanelli io sono meteoropatico e cambio umore e parere a seconda del tempo”. Era successo nel viaggio in aereo verso Mosca ospiti di Gorbaciov dove confidava le sue manie in fatto di look ammettendo di farsi confezionare gli abiti e le cravatte direttamente da Londra e il primo giornale che leggeva al mattino era The Times. E mentre lo diceva si divertiva a scoprire la nostra curiosità alimentata dagli aneddoti su Enrico Berlinguer, il cugino segretario del Partito Comunista col quale era cresciuto e col quale condivideva la fede juventina anche se Berlinguer un po’ di tifo lo riservava al Cagliari che andava a vedere allo stadio quando tornava in Sardegna per impegni politici. Inoltre Berlinguer giocava molto bene a calcio e il suo piede forte, ironia della sorte, era il destro. Un’altra ironia era che, siccome tutta la sua scorta era laziale, spesso doveva andare allo stadio a vedere la Lazio mentre ascoltava alla radio i risultati della sua Juventus.
”Cossiga diventava serio e si rabbuiava nel volto – conclude Pollastri – quando ricordava la morte dell’amico Aldo Moro che aveva vissuto come una ferita lacerante come uomo e come rappresentante delle Istituzioni. Ma poi non andava oltre e deviava il discorso chiedendo a tutti noi cronisti quale fosse l’ultimo libro letto che sicuramente lui già conosceva per umiliarci intellettualmente. E se lo poteva permettere perché in fatto di cultura non c’era gara”.