di Daniela Annaro, fotografie di Stefania Sangalli
E’ decisamente inusuale parlare all’interno di una chiesa, meglio un santuario, parlare di arte, di un’opera d’arte.
Nel passato, anche piuttosto recente, erano le opere a parlare di loro stesse, dello spirito che le abitava: il messaggio era direttamente suggerito da ciò che rappresentavano.
Gli artisti, pittori e scultori, attraverso la figura, esplicitavano il loro pensiero con le immagini. un pensiero che, quasi sempre era richiesto e proposto dal committente, cioè’ la stessa chiesa. Un pensiero che conteneva un’idea, un suggerimento per la riflessione al di la’ della stessa rappresentazione.
E la chiesa, dai tempi dei tempi, dalla nascita di cristo in avanti, ha capito quanto fosse importante la rappresentazione della fede attraverso le immagini. senza la chiesa forse non avremmo avuto l’arte, così’ come la intendiamo oggi.
Esprimiamo, dunque, profonda gratitudine alle istituzioni ecclesiali di roma perché ci hanno educato al pensiero più alto dell’uomo, e attraverso le immagini ci hanno trasferito profondi valori.
L’eco di tutto questo e’ contenuto nell’opera di Enzo Biffi “ il seme della rinascita”. Qui fuori, nel giardino della via crucis, circondate dai bassorilievi con le storie dolorose della strada che Cristo percorse
fino al luogo della crocifissione, sulla cima del calvario, dodici barelle accolgono altrettanto “bivacchi”, contenitori in plexiglas, pieni di terra appena seminata. semi di piante e fiori che stanno spuntando, stanno crescendo. E’ il seme che fora la terra, intenerisce e dà forza e speranza. E’ il seme che ci rinnova, e’ il seme della rinascita. rinascita da cosa?
Ogni giorno sentiamo il bisogno di rinascere, di riprenderci la vita. Un sentimento, un’emozione, che in questi tempi pandemici, abbiamo duramente faticato a ritrovare, a conquistare.
La rinascita e’ continuamente evocata da tutti noi, ma per compierla veramente dobbiamo riflettere, trovare nuovi spunti, ripensarci, affidarci all’altro da noi.
Perché’ nessuno si salva da solo. Dodici barelle, dicevamo. Dodici – multiplo di tre – e’ un numero che piace molto a Enzo Biffi. Dodici barelle e dodici bivacchi come le porte della Gerusalemme celeste, la città’ perfetta che l’apostolo Giovanni ha raccontato nell’Apocalisse.
Quella di Enzo e’ la sua libera interpretazione che noi de “Il Dialogo di Monza – la provocazione del bene” accogliamo e condividiamo.Dodici porte della città’ perfetta che si aprono sui valori fondanti della civiltà. porte della trasformazione interiore.
Perdono, amore, costanza, verità’, onestà’, saggezza, ordine interiore, integrità morale, donazione, fede, fedeltà’, gioia, unione d’intenti.
In quei bivacchi – intesi come luoghi di accoglienza e di riparo dalle intemperie della vita esattamente come erano pensati per le truppe in marcia – bivacchi in plexiglas si riflettono la luce e i colori della nostra
speranza. Per questo siamo estremamente grati a Frate Alberto per questa disponibilità’ ad accogliere il seme della rinascita di Enzo Biffi, artista creativo e colonna del nostro giornale .