di Daniela Annaro
Terone, (forse 535-471 a.C), il tiranno di Akragas sicuramente meritava la fama di despota, ma è stato anche tra i fautori delle meraviglie architettoniche che, nonostante l’incuria del passato e del presente, ammiriamo ancor’oggi. Terone conquistò i territori attorno al primo insediamento: a est come a ovest, annettendo Selinunte e Gela , e a nord Imera.
Akragas si abbellì di importanti edifici pubblici e di culto. Dobbiamo a lui la costruzione dei templi dorici più belli come quelli di dedicati ad Atena, Demetra e Cora nonchè il colossale Olimpieion. La sua corte era frequentata da intellettuali e poeti come Pindaro.
Dobbiamo ai suoi ingegneri, la realizzazzione della piscina della Kolymbetra, ora meraviglioso giardino. Lo racconta lo storico Diodoro Siculo. Gli schiavi catturati in battaglia, oltre a lavorare ai templi, costruirono ipogei, cioè gallerie artificiali con la funzione di raccogliere le acque provenienti dalle rocce porose.
Cunicoli che si gettavano nel bacino della Kolymbetra. Una piscina dove si rinfrescavano Terone e la sua corte, ma anche tutti gli abitanti di Akragas.
Una piscina “democratica”, per così dire . Attorno a quell’invaso fiorivano piante mediterranee ed esotiche. Un eden che è tornato a vivere nel 1999, duemilacinquecento anni dopo Terone, grazie al FAI, Fondo Ambiente italiano, che gestirà il luogo per 99 anni!
Non perdetelo, è un angolo di grande bellezza, un luogo che recupera il passato e la grandezza delle città governate dai tiranni della Magna Grecia, despoti sicuramente, ma capaci di gestire un territorio, di valorizzarlo e di rispettarlo!
Non possiamo dire la stessa cosa dei nostri contemporanei. Solo qualche giorno fa, la Procura di Agrigento ha dovuto lanciare un ultimatum contro Comune, Soprintendenza ai beni artistici e culturali e l’Ente Parco Archeologico perché da anni si rimpallano le responsabilità sulla demolizione delle case abusive nella Valle dei Templi.
Sono centinaia le costruzioni che, secondo la legge, dovrebbero essere abbattute nella zona A, quella “intoccabile”, la stessa protetta dall’Unesco, quella che custodisce con i suoi 1300 ettari i resti di una fra le più importante colonie greche dell’intero Mediterraneo.