“Il volo nuziale delle termiti”: Italia e Africa al Teatro Villoresi

volo-nuziale00009_mindi Francesca Radaelli

Un musical tra Italia e Africa. Sullo sfondo, la figura di don Vittorione Pastori. Al centro, il problema di nutrire il continente nero. È andato in scena la sera di sabato 20 giugno con replica domenica 21 giugno, al Teatro Villoresi di Monza, “Il volo nuziale delle termiti”, lo spettacolo promosso dal Decanato e dalla Caritas di Monza, con il sostegno di Africa Mission, Casa delle Culture e Cooperativa Sociale Monza 2000, e con il patrocinio del Comune di Monza e di Expo.


E proprio il tema di Expo 2015, “nutrire il pianeta, energia per la vita” – privilegiando però “le periferie della vita” secondo la strada tracciata da papa Francesco – costituisce il cuore della pièce, un musical originale scritto da Guido Meregalli per la regia di Marco Sangalli, recitato e cantato da bianchi, per lo più brianzoli, e neri provenienti dal continente a cui don Vittorione dedicò la vita.


Gestore a Varese, negli anni Sessanta, di un rinomato ristorante, Vittorio Pastori lascia tutto per impegnarsi in una sfida all’apparenza impossibile: nutrire il Karamoja, regione poverissima nel nord dell’Uganda.

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Fonda così, a Piacenza, prima Africa Mission e poi Cooperazione e Sviluppo Ong Onlus, che non solo fanno arrivare scorte alimentari al popolo del Karamoja, ma promuovono la costruzione di pozzi e scuole, per offrire davvero degli strumenti di emancipazione alla popolazione.


Il musical contiene il racconto di un doppio viaggio. Quello, in Italia, dell’ugandese Denny in cerca del fratello (un tema decisamente attuale), e quello di una delegazione di monzesi in Karamoja, in occasione dell’inaugurazione della scuola costruita grazie alla campagna “Mille lire un mattone”, che vide all’epoca la mobilitazione dell’intera città di Monza.

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Dai campi di pomodori in Puglia dove si lavora per 2 euro all’ora (con pesanti trattenute sul salario) agli ordini di tremendi capò, ai magazzini di Piacenza da cui le suore e i volontari dell’associazione di don Vittorione rischiano di essere sfrattati, fino all’Africa piena di povertà, di fame, talvolta di rabbia, ma anche di meravigliose sorprese, come il volo delle termiti, che cadono a terra ‘come meteoriti’ dopo l’accoppiamento.


Intervallato da canti e danze colorate, lo spettacolo riesce a strappare parecchie risate, grazie alla simpatia degli attori protagonisti, ma riesce anche a far riflettere, soprattutto sui concetti nient’affatto scontati di carità e di giustizia. Perché forse davvero, quando si parla di nutrire il pianeta, di fame e di squilibri tra chi mangia troppo e chi troppo poco, la parola giusta è “restituire”, non donare. Giustizia, non carità.

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Bianchi e neri hanno lavorato insieme al progetto nel corso di sei mesi molto intensi, in cui hanno imparato a conoscersi e a scoprire che la diversità non è un ostacolo ma una ricchezza da condividere. Il ricavato dello spettacolo andrà al progetto SLAncio, “perché chi vive alle periferie della vita possa sentirsi al centro della vita di tutti”, come ha voluto sottolineare Guido Meregalli nel corso della serata di sabato.

Fotografie di Giovanna Monguzzi

 

 

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