In sala prove con i Sandflower

sandflowerSiamo arrivati al giorno 14 giugno: capolinea del Brianza Rock Festival che avrà come protagonisti principali gli Afterhours. Ma gli attori presenti su quel palco, per l’ultima serata, non saranno solo loro. Suoneranno anche i Sandflower, vincitori insieme ai Mataleòn del contest ROCKIN’ THE SCHOOL, gli Aim, e gli Io?Drama. Inizierà proprio il gruppo milanese con il nome che richiama la rosa del deserto, a inaugurare la data finale del BRF. Così composto da Bonfi – alla voce ; Pit – alle chitarre; Julian – al basso; Beppe – alla batteria e alle percussioni, si dilettano tra svariati generi che hanno a che fare con il grunge, lo stoner, l’alternative, il post heavy e lo sludge. Per conoscerli meglio, li abbiamo incontrati presso la loro sala prove, a Milano.


Come è nato il nome Sandflower?

Pit (chitarrista): Inizialmente, ci chiamavamo Sunflower, come girasole. Tuttavia, c’erano molti casi di omonimia tra gruppi; quindi abbiamo deciso di convertire sun – sole,  in sand – sabbia. Inizialmente nessuno oltre a noi deteneva questo nome, poi una ragazza americana che fa musica elettronica ci ha plagiato. Il nome ci appartiene dal 2005. Anno in cui abbiamo deciso di lanciarci nel cantautorato, abbandonando il ruolo di tribute band.

Bonfi (cantante): Posso dire la mia? Personalmente, questo nome me lo porto appresso come quello che i tuoi genitori scelgono per te. Non ho deciso in prima persona il nome del gruppo; all’inizio non mi sembrava un granché, ora ne sono affezionato e me lo sento cucito addosso. Anche se, me ne sarebbe piaciuto più uno come.. Nirvana!

Beppe (batterista): Anche se è un nome che ci siamo trovati addosso, come il quello di battesimo, direi che siamo stati fortunati! Poteva andarci molto peggio! (risate generali..)

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Qual è la vostra caratteristica principale?

Bonfi: Ognuno di noi ascolta generi musicali differenti; a questo, unisci il fatto che ci vogliamo bene. Ciò permette di suonare insieme, fondendo le diverse influenze.

Tu cosa ascolti?

Bonfi: Mi rifaccio a grunge e musica italiana degli anni Novanta.

Beppe: Io ascolto Toto Cotugno e i Dik Dik (risate)! Seriamente parlando, ciò che ha detto Bonfi è vero. Tuttavia sotto, sotto, ci sono anche degli ascolti comuni. Il nostro punto forza è che non andiamo mai in sala decidendo di fare un genere a priori. Entriamo, suoniamo, ci divertiamo. Personalmente, ascolto il doom metal svedese, lo stoner, lo sludge, anche la musica alternativa italiana… come gli Afterhours! 

(Risate generali)

La scelta di non dare un titolo all’album da cosa è dettata?

Julian (bassista): Sandflower consiste in un disco omonimo e raffigurativo del gruppo, senza un titolo vero e proprio, perché è un album di rappresentanza. Dopo dieci anni di testi scritti, abbiamo deciso di fissare un punto di arrivo, nonché di partenza con questo disco. Prima di andare in registrazione, siamo andati in sala prove abbiamo lavorato per mesi, proprio perché il nostro desiderio era realizzare qualcosa di serio e di professionale. Per migliorare la resa, abbiamo chiesto  a Fox voce e chitarra dei Polarbeers di aiutarci con la preproduzione, e con la scelta di un suono più caratteristico. Abbiamo lavorato sodo, fino al giorno in cui non abbiamo trovato il posto ideale nel quale poter registrare fisicamente il disco: il Trai studio di Inzago. Sinceramente, pensavamo di essere preparati a una cosa del genere; invece non è stato così. Solo Bonfi, il cantante, è stato l’unico a ripetere con tecnica e caparbietà le medesime tracce. Il basso, è stato registrato in presa diretta, e si sente… modestamente! È stata una bellissima esperienza, di cui siamo rimasti molto entusiasti. Abbiamo stampato 300 copie e speriamo di esaurirle con la data del 14 giugno.

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Beppe: Il nostro obiettivo è riuscire a vendere tutte le trecento copie entro il 7 novembre 2015, a un anno di distanza dal realease che abbiamo realizzato al Bloom. Io speriamo che me la cavo!

Bonfi: Posso raccontare una chicca che non c’entra niente? Riguarda mia madre..

Risate generali

Bonfi: Guardavo Pit e osservandolo, ho notato che sta indossando una catenina al collo. Mi è venuto in mente che sul brano “Costretti a ricordare”,  il caro Enrico (alias Pit, ndr) aveva registrato delle sovraincisioni di chitarra acustica. Mentre eravamo in studio ad ascoltarle, Pit, il Trai e io, non riuscivamo a capire come mai in sottofondo si sentisse un rumorino simile a un ticchettio.. e cercavamo di capire che cosa fosse. Solo dopo un po’, abbiamo realizzato che Pit suonando con la chitarra acustica, faceva battere accidentalmente la catenina sulla cassa di risonanza.

Julian: Ma almeno a ritmo?

Bonfi: No, proprio a caso! E quindi abbiamo dovuto cestinare tutte le registrazioni! Questo è un racconto che quando stasera tornerò a casa e farò un incidente e  morirò e voi diventerete famosi… tanta roba!

Pit: Ieri, ho fatto un incidente.. ma non sono morto! Tornando a noi, vorrei aggiungere che questo disco ci voleva! È stato un sunto di quello che sono stati questi dieci anni, ci rende e ci renderà orgogliosi. L’abbiamo realizzando dando il massimo di noi stessi! Grazie a tutti quelli che..

Beppe: ..ci hanno supportato e sopportato!

Pit: E soprattutto motivato.. perché non è semplice!

Bonfi: Vuoi sapere chi mi ha invogliato a fare il disco? Lui (Pit, ndr)!

Peppe: Vuoi sapere chi mi ha invogliato a fare il disco? Loro tre!

E a te Pit chi ha dato la spinta per realizzare il disco?

Pit: Me stesso! No, beh, anche loro tre (risate)! Mi hanno motivato loro, ma soprattutto abbiamo avuto, e abbiamo, tanta fiducia in ciò che stavamo realizzando, perché piace e diverte in primo luogo a noi. Mi rendo conto che non è un disco semplice da ascoltare, non è assolutamente immediato, ma volevamo lasciare traccia del nostro modo di essere e di trasformarlo in musica.

È un concept album?

Peppe: Dipende da cosa intendi per concept album.

Bonfi: Sicuramente per quello che intendi tu.. no!

Pit: Non è un concept album, perché non racconta una storia vera e propria. Se vogliamo dirla tutta, racconta la storia degli ultimi dieci anni dei Sandflower!

Bonfi: Diciamo che molti brani sono stati eliminati.

Pit: Abbiamo scelto le canzoni più rappresentative. Racconta dell’evoluzione che c’è stata fino a questo punto.

Quale brano corrisponde al vostro cavallo di battaglia?

Pit: Per me,  “Senza Armi e Senza Dei”.

Julian: Per Beppe, rispondo io: “Costretti a ricordare”. Vero Beppe?

Beppe: No! “Senza Armi e Senza Dei” è sicuramente un cavallo di battaglia, e poi ognuno ha un pezzo che preferisce, così come io preferisco “Costretti a ricordare”.

Cosa vi aspettate dal BRF?

Bonfi: Mi aspetto di collaborare con professionisti e di fare tanto caos. E poi spero di suonare anche solo davanti a una persona nuova a cui poter piacere… anche perché è previsto bel tempo!

Beppe: Sicuramente tanto divertimento! A me, piace anche respirare quell’atmosfera, perché è un grande evento. Ciao Manuel,(cantante Afterhours, ndr) ci vediamo il 14!

Pit: Se non fai bordello al BRF sei uno sfigato!

Chiara De Carli

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