di Laurenzo Ticca
Un uomo contro, un anarchico borghese, un irregolare. Narcisista, prima donna, troppo geloso della propria libertà per consentire a qualcuno di impartirgli ordini, dettargli una linea editoriale o arruolarlo in un partito, qualunque esso fosse. Indro Montanelli è nato a Fucecchio il 22 aprile del 1909 e si è spento a Milano il 22 luglio del 2001. Aveva 92 anni.
Dopo la sua morte e’ stato santificato. Come sempre accade nel nostro Paese quando qualcuno se ne va. In vita era stato odiato dalla sinistra perché uomo di destra e, a partire dagli anni ‘90, detestato da una destra di nani e ballerine che di Montanelli non accettava l’intransigenza, l’avversione al compromesso e al populismo. Atlantista di ferro, non colse la funzione nazionale che il Pci seppe svolgere nell’Italia del dopoguerra .
Anticomunista, fu lui per il Corriere della Sera a raccontare nel ’56, da Budapest, la rivolta degli studenti e degli operai soffocata nel sangue dai carri armati sovietici. Prima fascista poi antifascista. Incarcerato nel ‘44 per alcuni articoli considerati diffamatori nei confronti del regime, non rinnegò mai il suo passato. Una prova di onestà intellettuale di cui dette dimostrazione in altre occasioni .
Dopo una trentennale polemica, con lo storico Angelo Del Boca, sull’uso dei gas contro i civili nella guerra italo-etiopica Montanelli si scusò pubblicamente. Lui, ufficiale in un battaglione di Ascari, comandante di compagnia, aveva sempre negato che l’Italia fascista avesse fatto ricorso all’iprite.
Nel 1977, nel clima plumbeo di quegli anni, una mattina di giugno, le Brigate Rosse gli spararono mentre andava al Giornale. Raccontò in seguito di non aver avuto paura ma solo rabbia per la viltà del gesto. Fu lui, anni dopo, a voler incontrare, in carcere, i brigatisti che gli avevano teso l’agguato. Finì con una stretta di mano.
Nel ‘94 Berlusconi scese in politica e Montanelli si dimise dal Giornale. Fondò la Voce. Un fallimento. Inseguiva il suo sogno. Interpretare i sentimento di una borghesia liberale, con la schiena dritta e di un ceto politico di destra estraneo ai compromessi, agli intrallazzi, ai trasformismi.
Una destra della quale anche oggi c’e’ un terribile bisogno. Ma, forse, non solo di una destra.