Domani, martedì 7 febbraio, alle 21, al TeatrOreno (via Madonna 14, Oreno), il Centro Diurno Stellapolare porta in scena lo spettaolo “QuadrArte”, con la regia di Gennaro Ponticelli e la compagnia teatrale “Le menti fresche”.
La redazione di Scaccomatto ha intervistato gli attori e il regista.
INTERVISTA AL GRUPPO TEATRALE “LE MENTI FRESCHE”
Siamo al quarto spettacolo delle “Menti Fresche”: quali sono le emozioni che si provano salendo sul palcoscenico? Sono cambiate nel tempo?
Cambiate no. L’emozione è sempre la stessa, come la prima volta se non moltiplicata. Per i nuovi attori ci sono state difficoltà iniziali dovute a paura e “ansia da palcoscenico”, poi scemate nel corso della giornata grazie anche alle molteplici prove.
Com’è nato questo spettacolo, scritto interamente da voi?
L’idea iniziale è partita dal regista Gennaro Ponticelli, che ha usato come spunto i quadri appesi alle pareti del Centro Diurno Stellapolare realizzati da vari ospiti. Le storie, viceversa, sono state scritte dagli attori durante il laboratorio teatrale.
Quali sono state le difficoltà nel mettere in scena questo spettacolo?
Sicuramente la memoria (tanto è vero che qualcuno fino a due giorni prima non ricordava le battute, ndr) e come muoversi sul palco: il tempo ridotto a disposizione non ha aiutato (ricordiamo infatti che lo spettacolo è stato preparato in un mese circa, ndr)
Sensazioni prima e dopo lo spettacolo. E durante.
Prima dello spettacolo tanta ansia e agitazione, la memoria si cancella e in testa c’è solo nebbia. Poi si parte “in automatico” e si capisce che tutto sta andando per il verso giusto. Durante lo spettacolo si vivono emozioni molto contrastanti. Alla fine, oltre allo sfinimento, si prova una grande soddisfazione personale e gratificazione per il rimando positivo del pubblico. Ansia e adrenalina servono per tenere alta la concentrazione e migliorare la performance.
Vi siete subito calati nel personaggio, vi siete riconosciuti? Avete avuto delle difficoltà?
Sicuramente! Ci siamo trovati bene nei ruoli interpretati e divertiti. Per esempio, rivestendo un certo ruolo puoi permetterti anche di mandare al diavolo qualcuno, magari l’educatore stesso, cosa che nella vita quotidiana non si fa!
E’ piacevole far finta di non essere te stesso?
Sì, “solo se il ruolo che devo interpretare è di un personaggio positivo e buono”, come afferma una delle attrici. Da qui nasce una discussione con il regista e il resto del gruppo rispetto al fatto che un bravo attore deve saper calarsi in qualsiasi ruolo.
Se siete sul palco e non ricordate la battuta, cosa fate? C’è qualche tecnica?
Prima cosa: non andare nel panico! E’ possibile lasciare qualche istante di silenzio che sembra voluto e sperare che il regista “tamponi” con una musica, sforzarsi di ricordare e recuperare la battuta senza dare nell’occhio. Guardare verso il pubblico non aiuta e mette solo ansia, meglio guardarci tra di noi, se il gruppo è coeso questo aiuta e sostiene molto.
Un aggettivo positivo e uno negativo per descrivere Gennaro Ponticelli.
Wow, che domanda! (gli attori ridono e chiedono se possono dire TUTTO quello che pensano, ndr). Scherzi a parte, Gennaro è molto bravo nel condurre l’attore sul palco, è in grado di valorizzare le persone, qualcuno lo definisce “talent scout”. Sa, infatti, vedere nelle persone cose che altri non vedono, riesce a tirar fuori il meglio e il peggio di noi. E’ un ottimo regista, professionale e di conseguenza molto esigente, ma da lui abbiamo imparato molto. E’ anche un tipo testardo, severo – ma deve esserlo -, qualcuno lo definisce affettuosamente “dittatore”. Mette “un filo” di pressione addosso, che però aiuta a “stare sul pezzo” e a tirar fuori la parte migliore. Capiamo che ci riprende e rimprovera solo per migliorarci.
INTERVISTA AL REGISTA GENNARO PONTICELLI
Da quanto tempo fai il regista? Che tipo di formazione hai?
Non sono un regista. Mi occupo di teatro sociale in contesti di disagio: coi minori nelle scuole, disabili, disagio psichico.
Hai sempre lavorato in contesti di difficoltà psico-fisica o anche con gente “normale”?
Da diversi anni mi occupo di contesti e persone diverse.
C’è un’opera che ami particolarmente?
“La tempesta” di Shakespeare.
Sei stato anche attore nella tua vita? Hai mai pensato di mollare e fare altro?
Si ho fatto anche l’attore. Mi sono formato in ambito teatrale all’Accademia di Arte Drammatica “Paolo Grassi” e ho partecipato a diversi spettacoli. Poi mi sono staccato e concentrato sulla parte di conduzioni di laboratori. Non ho mai pensato di fare altro; il teatro mi dà moltissimo perché le modalità usate mi permettono di dare e ricevere.
Cosa significa per te il teatro e cosa vuoi comunicare agli altri?
Il teatro è per me uno spazio di vita, dove poter guardare le cose con occhi diversi. Spesso non so nulla delle persone con cui lavoro e la loro scoperta avviene man mano, e allo stesso tempo avviene la scoperta di me stesso.
Che interazione cerchi di creare con i tuoi attori?
Sono apparentemente severo, mi piace molto lo spazio di libertà che lascio loro, mi piace dare l’opportunità all’altro di esprimersi.
Qual è la tua fonte di ispirazione?
Non ce n’è una in particolare, sono aperte, casuali, seguo gli stimoli esterni. Per esempio, al Centro Diurno Stellapolare mi hanno sempre colpito i quadri appesi alle pareti.
Quanto il tuo essere “autoritario” ti aiuta/ ti serve nel tuo lavoro?
Punto a essere responsabile nei confronti degli altri, responsabile e severo con me stesso, con l’accezione del rigore che questa attività richiede.
Un aggettivo positivo e uno negativo per descriverti.
A tratti testardo, ma anche aperto.
Un aggettivo positivo e uno negativo per i tuoi attori delle “Menti Fresche”.
Quello delle “Menti Fresche” è un gruppo che mi dà molte possibilità nelle sue molteplici variabilità. E’ fresco, c’è molta spontaneità in gioco, un linguaggio sciolto. E’ un gruppo non puntuale ma davvero ricco, molto bello.
Da quanto tempo ti occupi di teatro a Stellapolare?
Da quattro anni collaboro con il Centro Diurno Stellapolare, con persone diverse. Mi è piaciuto molto che nel tempo il gruppo di teatro si è aperto, coinvolgendo quelli del gruppo creativo per le scenografie ed i costumi e quelli della redazione di Scaccomatto per gli articoli e le interviste. E’ bello collaborare con più gruppi che si occupano di aree diverse, è arricchente e stimolante e dà la possibilità di nuovi incontri e nuove idee.