I Matrioska dai microfoni de Il Dialogo di Monza

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Vent’anni di carriera e non sentirli, è una delle tante cose che si possono pensare se si assiste ad un concerto della band musicale i Matrioska. La prova può essere il loro Cemento Tour iniziato nel febbraio 2013, per la promozione del loro omonimo quinto album, che continua a trascinare sempre più fan negli spazi adibiti per i concerti. Desio, Milano, Bergamo, Firenze, Sassari, Modena e molte altre città quest’estate hanno ballato a ritmo del frizzante sound marchiato Matrioska che ad oggi riflette il percorso di maturazione degli elementi del gruppo. Ad indicarlo sono le scelte della loro scaletta da esibire, ideata per ripercorrere le tappe fondamentali della storia del gruppo dal 1996 ad oggi. La voglia di far festa, però, è sempre la stessa, è quella che ha fatto da colonna sonora a moltissime compagnie di ragazzi in motorino che si ritrovavano al parco, all’indomani di festosi sabati sera, divertendosi con la celebre canzone “La domenica mattina”

Perché i componenti della band: Antonio Di Rocco alla voce, Luca Nobile alla batteria, Bonomo alla chitarra, Mirko Abbondanza al basso, Witmer Cislaghi alla tastiera e Matteo Ricci al trombone, saranno anche cresciuti insieme ai contenuti dei loro testi, ma non peccano certo di grinta così come il loro pubblico che, soprattutto durante gli ultimi concerti, si presenta scatenato, ma decisamente eterogeneo.

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Perché quelli che vent’anni fa cantavano i primi pezzi dei Matrioska, da “Can che abbai divora” piuttosto che “Non voglio più”, non hanno lasciato il posto alla nuova generazione dei ragazzi in motorino, casomai la prima fila sotto al palco, perché le canzoni dei Matrioska riescono a raggiungere i cuori di ogni età. Ci raccontano molto di più Antonio di Rocco e Luca Nobile al telefono per ildialogodimonza.it:

La Matrioska è una particolare bambola di tradizione russa fatta di legno che si scompone in pezzi  sempre più piccoli: qual è il nesso con la scelta del nome della band?

Antonio: “Matrioska nasce per un motivo tutt’altro che cervellotico. Persone molto unite tra loro scelgono questo nome a conferma del legame che le coinvolge; ecco perché la scelta dell’oggetto che all’interno contiene lo stesso, in scala discendente. Poi, era il periodo nel quale imperversavano i nomi composti (es: Persiana Jones e le Tapparelle Maledette). Noi, in un modo o nell’altro, volevamo accostarci a questo genere di scelta (Matrioska e la Buz Band)”.

Mi dici tre aggettivi per descrivere i Matrioska di oggi rispetto a quelli di ieri?

Antonio: “Tre sono pochi. Sapresti descrivermi una cosa che fa molto bene con soli tre aggettivi? I primi che vengono alla mente sono “trasformati, uguali dentro (parafrasando il testo di una canzone) e cresciuti”. Spesso le canzoni riflettono l’età di chi le scrive, nel nostro caso è un po’ così. Raccontiamo quello che ci capita attorno, che ci succede; questo influenza il song writing Matrioska”.

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Perché il nome del vostro ultimo album è Cemento? Qual è la metafora che volete comunicare?

Antonio: “L’uomo, calpestato dalla sua stessa vita, dalle difficoltà che lo mettono alla prova. Il cemento, viene deturpato dal sole che picchia forte, segnato dalle stagioni che si susseguono: eppure è lì. Tutto l’ultimo album è raccontato con metafore di questo tipo. Nel caso di Come Mi Vuoi, prima traccia dell’album, la parola cemento acquisisce un significato differente; è piuttosto insolito accostarle l’aggettivo “profumo”, invece, nel caso di chi l’ha scritta ci sono innumerevoli ricordi che confermano la passione per la metropoli e per le dinamiche che la contraddistinguono, in questo caso Milano”.

Qual è il messaggio più importante che volete esprimere oggi nelle vostre canzoni, visto che i contenuti sono palesemente diventati grandi? Nello specifico, ad esempio, il testo “Infiniti ponti” , tratta dal vostro ultimo album, mi sembra molto profondo… cosa mi vuoi dire?

Antonio: “Infiniti Ponti racconta dei vari aspetti esistenti in una storia d’amore tra due ragazzi talmente uguali e allo stesso tempo così diversi da far esplodere il finimondo…Non serve sapere com’è andata a finire o cosa è successo, poiché una canzone ha vita propria e sta a chi l’ascolta disegnare un quadro con gli elementi che il testo e le note suggeriscono”.

Luca: “Raccontarsi oltremodo toglie fantasia, invece per noi è estremamente bello e di valore il fatto che ognuno, partendo dal proprio vissuto, possa rivedersi e decidere che forma dare ad una data storia. Magari cambierà, magari no…”

Come si inizia un concerto? Cos’è cambiato dall’inizio? Le difficoltà sono sempre le stesse?

Luca: “Esistono regole fisse? Non credo. Esiste qualcosa che ti appassiona ed è comunque soggetto ad una sorta di impermanenza che ora ti consiglia qualcosa che possa piacerti e domani chissà. I nostri concerti iniziano talvolta con intro parlati, voci fuoricampo, rumori. Altre volte si sale direttamente sul palco senza nemmeno presentarsi. Questo perché il posto in cui ci esibiamo, l’accoglienza, le ore di viaggio che ci separano da casa, influenzano il nostro modo d’essere e d’apparire.Oggi, rispetto al passato, esiste l’attitudine al voler perseverare, tirare dritto, fare meglio di ieri, sempre.Le difficoltà sono le stesse, sotto mentite spoglie. Cambia la forma, ma non la sostanza. Col tempo impari a gestire l’impegno dei live e fare dei tuoi “peggiori nemici” i tuoi “fedeli alleati”. Abbiamo capito che trasformando le difficoltà, quello che rimane è pura soddisfazione. Non c’è spazio per altro”.

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Ildiaologodimonza.it si propone come voce positiva e di buone notizie: avete voglia di regalare un consiglio antisfiducia ai giovani che hanno nel cassetto il sogno della musica?

Luca: “Siate affamati di desideri e fate delle vostre passioni la cosa che si avvicini il più possibile al vostro mestiere, senza mettere in cattiva luce gli ostacoli, ma al contrario, siano questi un punto di partenza. E siate veri, corretti e colmi di gratitudine verso chi sostiene il vostro operato. La coesione è molto importante, perciò niente individualismo, poiché si gode dei risultati veri, solo se condivisi”. Seguendo questa strada, qualcosa dovrà pur succedere!

Potendo rifar tutto  magari costruirei  dove prima avrei distrutto …qualcosa dovrà pur succedere!!

Matrioska #‎cementotour

Veronica Miranda

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