Intervista a Samantha Cristoforetti, la donna dei record

Intervista a cura di Claudio Pollastri

Samantha Cristoforetti, ingegnere, aviatrice, astronauta, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e, da pochi mesi, anche mamma.

Diventare mamma le ha fatto toccare il cielo con un  dito? Mille volte di più che quando ero veramente in cielo con l’astronave.

Una mamma stellare? Preferire non parlare della mia privacy.

Però non vede l’ora di tornare lassù. E’ una sensazione fantastica. Indescrivibile. Per questo invidio Nespoli.

Cosa cerca? Ho ancora tanto da scoprire.

Come si sente? Molto fortunata.

Wonderwoman e Superman? Solo un’astronauta.

Adesso anche mamma. Parliamo di voli spaziali.

Difficile restare con i piedi per Terra? Con la mente sono ancora lassù.

Incontri sperati? Non avevo appuntamenti cosmici, né di fede.

Souvenir d’Italie nello spazio?  Il caffè.

Prima sensazione… terrestre? Il profumo dell’erba.

Primo movimento normale dopo… …dopo 199 giorni e sette ore volevo riprovare a sedermi.

Primo piatto vero?  Insalatona con tonno pomodori e noci.

Primo ringraziamento?  A chi mi ha protetto da lassù.

La canzone dello spazio?  Balliamo sul mondo di Ligabue.

Cosa vi mancava di più nella navicella? Farmi una doccia.

Una specie di odissea nello spazio? E’ stata una bella avventura.

A cosa pensava? Alla mia famiglia.

Come si vive lassù? Tutto è più facile.

C’era poco spazio nello Spazio?  Ci si abitua.

Cosa facevate tutto il giorno?  Esperimenti, verifiche e studio.

Fuori cosa c’era? L’infinito.

L’emozione più forte? Mi sentivo infinitesimale.

Nelle foto si vede un crocifisso. Ciascuno prega secondo il proprio credo.

Dentro di voi cosa c’era? Ero felice di essere lassù.

Cambia anche il carattere?  Si mette a dura prova.

Cosa vi manda in orbita?  L’indifferenza davanti a chi soffre.

Paura sulla navicella?  Una forte emozione che le somiglia.

Come?  Razionalizzando le emozioni.

Altri momenti difficili?  La notizia che si tardava il rientro per motivi tecnici.

Momenti felici? La telefonata di Mattarella

Di cosa avete parlato?  Dell’orgoglio italiano di partecipare a una missione così importante.

Cosa vi ha spinto verso l’universo?   Lo sognavo da bambina.

Come ci si prepara a una missione? Con determinazione e volontà.

In cosa consiste?   Addestramento per svolgere tutti i compiti a bordo.

Tutto in americano, of course?  S’impara anche la lingua di chi viaggia con te.

Poi, arriva il lancio.   Tutto così in fretta!

Brividi spaziali?   E’ come essere spinto da una bomba atomica.

Responsabilità?   Nei confronti dell’Agenzia spaziale che ha investito su di te.

La sensazione più strana? Galleggiare nel vuoto. Bisogna abituarsi che non c’è il peso.

Difficile farlo sulla Terra?   Ho dovuto ricominciare da zero, riabituarmi alla legge di gravità.

Anche la dimensione della Terra? Vedere la Terra da lassù è indimenticabile.

La Terra è a rischio?  E’ un pianeta delicato che va preservato con ogni mezzo.

Serve la fortuna?  Sempre, anche se niente mi è stato regalato.

Un esempio per i giovani?  Soprattutto per le ragazze: non ci sono limiti per realizzarsi, nemmeno nello spazio.

Forse non basta per diventare qualcuno? Serve una motivazione vera, forte, importante.

Diventare ricchi e famosi potrebbe essere un ottimo… “perché”?  Sono ideali sbagliati, spenti.

Qual è la rotta giusta? Sentirsi realizzati.

Facile per voi che avete trovato una rotta addirittura spaziale.  Andare nello spazio mi ha reso felice e appagata.

Come diventare mamma? Questa è una storia privata.

 

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