di Daniela Zanuso
Sulla porta dell’officina
d’improvviso si ferma l’operaio
la bella giornata l’ha tirato per la giacca
e non appena volta lo sguardo
per osservare il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
fa l’occhiolino
familiarmente
Dimmi dunque compagno Sole
davvero non ti sembra
che sia un po’ da coglione
regalare una giornata come questa
ad un padrone?
Tempo perso è il titolo di questa poesia di Jacques Prévert, sceneggiatore e poeta a volte irriverente, ma anche uomo impegnato e testimone attento del suo tempo.
Nasce a Neuilly-sur-Seine il 4 febbraio del 1900 in una famiglia che ha inizialmente notevoli difficoltà economiche, ma che cercherà sempre, nonostante la situazione, di trovare il denaro necessario per portare i figli al cinema e a teatro. L’influenza di queste grandi passioni paterne, sarà fondamentale nella scelta e nell’orientamento delle decisioni future di Jacques.
Tra il 1925 e il ‘29 entra a far parte del gruppo dei surrealisti, attratto dalla possibilità di un’arte populista. Conosce e frequenta André Breton, con il quale romperà i rapporti alcuni anni dopo a causa di un suo scritto un po’ polemico e provocatorio sullo stesso Breton.
Inizia, poco dopo, a frequentare il “Gruppo Ottobre”, una compagnia teatrale di sinistra per la quale scrive un inno diventato popolare anche in Italia (Marcia o crepa). Collabora come scenografo ai film di suo fratello Pierre, attraverso il quale ha l’occasione di conoscere e mettere in scena opere di Jean Renoir e Marcel Carné.
Con quest’ultimo in particolare si crea un lungo e proficuo legame artistico e Prévert scriverà sceneggiature di successo da cui sono stati tratti i film Jenny, Il porto delle nebbie, Alba tragica et il suo capolavoro Gli Amanti perduti.
La sua notorietà è però legata alla sua produzione poetica, dove Jacques Prévert dimostra di dare libero sfogo ad un’immaginazione straordinaria in uno stile spontaneo e vicino alla lingua parlata. E’ un anarchico che non accetta compromessi nella difesa delle sue idee e contro il falsi moralismi.
Conosciuto principalmente per le sue poesie sull’amore, visto come sola salvezza del mondo, Prévert parla anche di libertà e di emancipazione, di sogno e di fantasia, di compassione e di miseria. La sua poesia è piena di ritmo e di giochi di parole e usa la satira e l’ironia scanzonata contro le avversità e l’oppressione sociale, che combatte a volte con una violenza che rasenta l’invettiva.
Tra le più importanti raccolte di poesie :Paroles (1945),La pioggia e il bel tempo (1955),Alberi (1976).
Ha scritto anche opere teatrali, diversi testi per l’infanzia che il fratello mette in scena per la televisione e alcune delle sue poesie, con la musica di Joseph Kosma (Les feuilles mortes), sono state interpretate da cantanti famosi come Juliette Gréco e Yves Montand e sono entrate nel mito della canzone francese.
La morte, per tumore ai polmoni, lo coglierà l’11 aprile del 1977.
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