James Cook: fino ai confini del mondo

di Francesca Radaelli

Il suo più grande desiderio era andare non solo al di là di dove ciascuno fosse andato prima ma soprattutto, nel più pieno spirito illuministico, ‘fin dove è possibile per un uomo andare’. Il 27 ottobre 1720 nasce nel piccolo villaggio di Marton, nello Yorkshire inglese, James Cook.

Figlio di un bracciante agricolo, ancora giovanissimo si imbarca come mozzo  su una delle navi che trasportano il carbone dal Nord dell’Inghilterra verso Londra, quindi decide di arruolarsi nella marina militare inglese, la Royal Navy. Inizia dal grado di marinaio semplice ma in brevissimo tempo riesce a percorrere una brillante carriera. È l’epoca della Guerra dei Sette Anni, gli Inglesi combattono con la Francia anche oltreoceano e Cook viene posto al comando di un vascello della marina che partecipa ai combattimenti per la conquista del Quèbec. Riesce a tracciare una mappa molto dettagliata dell’imbocco del fiume San Lorenzo che risulta decisiva nel compierne la navigazione permettendo alle truppe britanniche di sferrare un importante attacco sulle pianure di Abraham. Quindi, per la sua abilità di cartografo riceve l’incarico di realizzare una mappa dell’isola Terranova, la prima ad utilizzare una precisa triangolazione per stabilire i contorni della costa.

Nel 1768 è nominato dalla Corona al comando della spedizione del brigantino Endeavour: il nome della nave significa ‘Tentativo’, l’obiettivo ufficiale della spedizione, cui partecipano anche diversi esponenti del mondo scientifico, è effettuare delle osservazioni astronomiche nell’Oceano Pacifico. Sull’onda dello spirito di conoscenza del mondo promosso dalla mentalità illuminista. Ma in realtà c’è dell’altro. Negli ordini segreti dell’Ammiragliato, che Cook apre mentre già si trova in mezzo all’oceano, è contenuta un’altra missione: esplorare il Pacifico del Sud, alla ricerca della Terra Australis, il continente più meridionale del globo, la cui esistenza è ipotizzata da alcuni geografi e negata da altri.

E così, dopo aver doppiato Capo Horn ed essere giunto a Thaiti, prosegue il viaggio giungendo sino alla Nuova Zelanda. È il primo a circumnavigare l’isola, disegnandone i contorni su di una mappa, e raggiunge infine l’Australia, dove viene in contatto con gli aborigeni. Tornato in Inghilterra, pubblica nel 1773 i diari che raccontano il viaggio dell’Endeavour, descrivendo le etnie incontrate nelle nuove terre, così come le nuove specie di animali e piante.

Ma non è finita qui. Perché secondo la Royal Society britannica deve esistere una Terra Australis ancora più a sud dell’Australia e a Cook viene affidato il compito di andare oltre il circolo polare antartico, in un nuovo lungo viaggio. Malgrado numerose difficoltà il capitano riesce a oltrepassare il circolo, ad oltrepassare anche queste latitudini, arriva alle isole di Nuova Caledonia, Nuove Ebridi, Marchesi, fino alla Georgia del Sud, ma non trova nessun’altra terra più oltre. Quando torna in patria può dichiararlo con certezza: la Terra Australis non esiste.

Infine, nel 1776 l’ultimo viaggio. Lo scopo è trovare il mitico passaggio di nord-ovest, quello dal Pacifico all’Atlantico, a nord dell’America Settentrionale. Cook vi arriva dall’Oceano Pacifico: dopo aver toccato le isole Hawaii, esplora le coste pacifiche dell’America settentrionale, mappandole, e infine raggiunge l’Alaska, arrivando fino allo Stretto di Bering. Il freddo e i ghiacci lo costringono però a invertire la rotta, senza riuscire a compiere il passaggio. Sulla via del ritorno Cook si ferma alle Hawaii: proprio qui viene ucciso in uno scontro con le popolazioni indigene.

image_pdfVersione stampabile