di Fabrizio Annaro e Daniela Zanuso – fotografie di Fabrizio Radaelli
La bellezza entra in carcere. Pittrici e pittori della Scuola Civica Borsa donano i quadri ai detenuti del carcere di Monza.
“Ogni tanto occorre voltarsi indietro e guardare il passato, essere consapevoli del dolore, ma senza rabbia. Così possiamo trovare luce nel futuro”.
Sono le parole pronunciate da A. “ospite” del Carcere di Monza impegnato attivamente nella redazione della Casa Circondariale, redazione che da qualche tempo collabora con Il Cittadino.
Partecipare ai lavori della redazione è una bella occasione non solo per scrivere, esprimersi, ma anche per incontrare persone “lontane” dalla dimensione carcere. Un’occasione per cimentarsi in un cammino di cambiamento, di speranza, di trasformazione.
“Qui, abbiamo tanto tempo – aggiungono altri redattori – e cerchiamo di utilizzarlo al meglio, soprattutto per la nostra crescita personale”.
Una sfida che i redattori di via San Quirico desiderano affrontare con determinazione e convinzione, senza sconti, consapevoli dei rischi e delle fatiche. Una scommessa con se stessi, un impulso che proviene dal cuore, palpabile in ogni parola che i detenuti donano alle pittrici e ai pittori della Scuola Borsa che, di persona, hanno voluto consegnare le loro opere.
“L’arte è vita e la sua storia è ricca di vicende e di storie turbolente – ha commentato Antonio Triacca, Maestro della scuola Borsa – come quella di Van Gogh o di Michelangelo o di tanti altri artisti. Le opere e le storie degli artisti possono offrire tantissimi spunti, stimoli, ispirazioni per alimentare la crescita di ciascuno di noi”.
“Ci farebbe piacere – ha aggiunto G. (anche lui redattore) – se questo incontro non si limitasse ad oggi, ma potesse proseguire, magari dando vita ad altre iniziative.”
Un appello accolto e fatto proprio sia da Antonio Triacca sia dalle pittrici e dai pittori della Scuola Borsa presenti all’incontro. Una proposta che è piaciuta molto anche a Marianna una delle educatrice dell’Istituto e al direttore Maria Pitaniello che ci ha raggiunto successivamente a causa di un impegno istituzionale improrogabile.
E se le pittrici hanno donato le loro opere, i detenuti hanno contraccambiato con la loro presenza, partecipando attivamente e ponendo domande sul perché dell’iniziativa. Uno scambio autentico che ha sfatato molti luoghi comuni e tanti pregiudizi sulla vita carceraria. Un’occasione per conoscere una realtà lontana, ai margini della città, per abbattere “muri mentali” e dissipare paure.
Il carcere è una realtà dolorosa, complessa, impegnativa, innaturale. La detenzione è terribile perché nega la cosa più importante della vita: la libertà. Questo tempo buio e doloroso può, se si vuole, divenire tempo di ricerca e di ripensamento, di consapevolezza del dolore provocato per i reati commessi.
Sul numero de Il Cittadino di febbraio la redazione di San Quirico darà notizia dell’incontro.
Non sarà, dunque, solo un regalo di Natale, ma l’inizio di un itinerario per portare sempre più luce e bellezza alla vita dei detenuti e perché la città non dimentichi e possa imparare a conoscere.