di Marco Riboldi
Siamo ai primi passi di una indagine, quindi, di per sé, è imprudente parlarne. Ma una riflessione sui fatti segnalati in Puglia e a Torino in merito alla compravendita dei voti si può senza dubbio abbozzare.
Sono tornati alla ribalta i vecchi metodi clientelari che avevamo imparato a conoscere anni fa: il gruppo di manovratori della politica che inducono a votare in cambio di vantaggi, posti di lavoro, soldi.
Bene, anzi male: sono tutti sintomi di una democrazia malata e questa non è una bella notizia.
Provo a proporre qualche primo e provvisorio pensiero.
- Da circa trent’anni la politica italiana è pesantemente condizionata da inchieste giudiziarie, che purtroppo spesso hanno intrinseci difetti potenzialmente devastanti. Anzitutto c’è la lentezza delle procedure, che sfascia reputazioni e carriere politiche perché, se non si arriva ad un veloce chiarimento, ogni accusa si trasforma in una condanna anche quando si scopre, troppo tardi, che l’indagato era in effetti innocente.
- Poi ci sono le troppe leggi, norme, regolamenti, interpretazioni che spesso rendono impossibile sapere con chiarezza cosa si può fare e cosa è vietato.
- Ancora, un diffuso, cieco giustizialismo viene troppo facilmente cavalcato da forze politiche e mezzi di comunicazione, nella certezza di sollecitare una parte della popolazione sempre pronta al disprezzo per la politica e i politici.
- La possibilità di usare inchieste e accuse contro gli avversari politici è spesso usata in modo irresponsabile, senza considerare che, come si diceva un tempo, a forza di epurare, trovi sempre qualcuno più puro che ti epura. La triste vicenda di pochi giorni fa (l’ex presidente del consiglio comunale di Roma, esponente di quel movimento 5 Stelle che si proponeva al grido di “onestà”, è stato condannato in primo grado a 8 anni e più di carcere) ne dá plastica prova.
- Personalmente, comunque, la cosa che più mi colpisce non è tanto che qualcuno tenti di comperare i voti, ma che molti li vendano. Voglio dire: i politici che comprano i voti possono e devono essere scoperti, isolati, puniti. Ma che idea hanno della cittadinanza i cittadini che vendono il loro voto? Che cosa vuol dire per loro la parola democrazia? Penso che questo disprezzo del valore del voto sia l’autentico e grave pericolo per la Repubblica.