di Daniela Zanuso
La misurano un anno dopo l’altro ormai da cinque anni e stilano una classifica dei paesi del mondo.
Parliamo della felicità, o meglio del World Happiness Report 2017 (pubblicato dalla Sustainable Development Solutions Network) dopo l’iniziativa lanciata direttamente dalle Nazioni Unite nel 2012, di effettuare ogni anno una ricerca su circa 3000 intervistati in un elenco che comprende 155 nazioni.
Quest’anno è scesa dal podio la Danimarca e ha ceduto il suo posto alla Norvegia che conquista il primato di paesi più felici al mondo per qualità di vita e benessere dei cittadini.
Questo rapporto mostra una particolare attenzione ai fondamenti sociali di felicità basandosi su sei fattori: il prodotto interno lordo pro capite, la speranza di vita, la libertà nelle scelte di vita, la generosità, le politiche sociali e l’assenza di corruzione nei governi o negli affari, ma senza dimenticare aspetti come la salute e la fiducia nei propri leader.
Ne risulta che i Paesi più felici sono quelli del Nord Europa: Norvegia, Danimarca, Islanda, Svizzera e Finlandia. Fuori dalla top ten gli Usa (13.), la Germania (16.), la Gran Bretagna (23.), e la Francia (32.). L’Italia si posiziona solamente al 48° posto dietro l’Uzbekistan e praticamente allo stesso livello della Russia.
In maniera piuttosto prevedibile, in coda troviamo ancora i Paesi appartenenti all’Africa sub-sahariana, Ruanda, Burundi, Tanzania, Repubblica Centrafricana, una situazione condivisa con due realtà assediate dalla guerra: la Siria e lo Yemen.
Interessanti alcuni spunti che si possono trarre dalla lettura delle pagine del rapporto. E’ dimostrato ad esempio che non è una busta paga “pesante” a rendere felici i lavoratori, ma piuttosto una certa autonomia, un bilanciamento tra la vita e il lavoro. Nei Paesi più ricchi la maggiore causa di infelicità risulta essere la malattia mentale.
C’è anche uno spunto per il Signor Trump: per fare Grande l’America è necessario renderla più aperta e socialmente accogliente e non il contrario.