di Alessandro Annaro
“Le nuove generazioni sono un gruppo di persone terribilmente isolate. Abbiamo amicizie superficiali e relazioni sentimentali inutili che sono mediate e governate in larga misura dai social. Al campus non esiste un senso di appartenenza. Spesso mi reco prima dell’inizio della lezione per ritrovarmi in una stanza piena di 30 e più studenti in assoluto silenzio, assorbiti dal loro smartphone con la paura di parlare con gli altri o di essere uditi. Questo porta ad un maggiore isolamento e indebolimento della propria identità e autostima.”
Così uno studente universitario canadese descrive le nuove generazioni a Jonathan Haidt, psicologo ed autore del libro “La generazione ansiosa”, un testo che propone uno studio sugli effetti dello smartphone su bambini ed adolescenti.
Dal 2010 buona parte degli adolescenti dichiarano di sentirsi soli e senza amici. Ansia, depressione, atti di autolesionismo e tasso di suicidi sono vertiginosamente aumentati dagli anni novanta ad oggi. Questi dati concernono tutto il mondo ed in particolar modo ne sono colpiti i paesi occidentali.
Jonathan Haidt, psicologo americano, con un libro colmo di informazioni scientifiche cerca di spiegare questo drastico cambiamento generazionale, addentrandosi nei meandri della psicologia comportamentale.
Tra le cause si attribuiscono città sempre più “macchine centriche”, televisioni che trasmettono storie tremende e cruente, perdita di solidarietà nella comunità e tra vicini di casa, oltre ad un aumento della sensazione che qualunque cosa rappresenti una minaccia, in particolar modo per i più piccini.
Il Movimento Safetyism
Questi sentimenti sono alla base del movimento culturale che prende il nome di Safetyism. Nato negli anni ottanta, questo movimento basa il suo valore fondamentale nella sicurezza. Questo non ha fatto altro che togliere tempo libero al bambino di giocare liberamente.
Ma il vero cambiamento è avvenuto con l’arrivo dello smartphone e dei social media che ha stravolto le vite di tutti, degli adolescenti in particolare. Ora che il mondo fisico risulta pericoloso, il mondo virtuale diventa una proposta allettante per adolescenti in cerca di continui stimoli, ma anche per genitori in quanto risulta un’attività priva di rischi fisici.
L’epoca dei Social
Un rapporto del 2015 del Pew Research Center conferma che un teenager su quattro con account social trascorre una media di 7 ore davanti allo schermo del telefono. Le risposte ai questionari, svelavano che gli adolescenti si sentono quasi costantemente online. Questo significa che una grossa fetta della loro attenzione “si nutre” quasi costantemente di eventi virtuali. Qualsiasi bambino o adolescente che passerà così tanto tempo sui social verrà plasmato da quella cultura.
Una nuova infanzia
Gli adolescenti ormai socializzano all’interno delle culture di Instagram e Tik Tok. Emozioni, identità, individualità e relazioni si sviluppano nel mondo virtuale piuttosto che in quello fisico, dove le interazioni sono incorporee, asincrone, uno a molti, intraprese in solitaria o in gruppi virtuali a cui si accede e si esce con grande facilità.
È proprio tra il 2010 e il 2015 che Jonathan Haidt afferma l’inizio la nascita di una nuova epoca: l’infanzia fondata sul telefono. Periodo che chiama la Grande Riconfigurazione dell’Infanzia.
Le aziende Tech fanno a gara per accaparrarsi la nostra attenzione. I like e i retweet quantificavano il successo di ogni post e incentivavano gli utenti a crearne a loro volta in modo da raggiungere la massima diffusione. Grazie a numerosi studi si sono notati quattro disturbi che i social causano ad un individuo (adolescente in particolare):
- Deprivazione sociale: gli smartphone sono talmente efficaci nel catturare l’attenzione che gli adolescenti durante la ricreazione non parlano tra di loro o con gli insegnanti, preferiscono controllare le notifiche.
- Frammentazione del sonno: togliendo il telefono per 3 settimane miglioravano i voti, le prestazioni sui compiti che richiedevano concentrazione e reazioni rapide, le ore e la qualità del sonno.
- Frammentazione dell’attenzione: “L’attenzione del bambino e dell’adolescente è caratterizzata da una sensibilità agli stimoli sensoriali immediatamente eccitanti e nell’era degli smartphone il bambino sembra appartenere più ad ogni oggetto che catturi la sua attenzione piuttosto che a se stesso”. Una testimonianza che potrebbe essere di qualunque genitore.
- Dipendenza: Quando un’azione è seguita da un esito positivo, alcuni circuiti cerebrali rilasciano la dopamina, un neurotrasmettitore alla base del forte desiderio e della compulsione, tipico delle slot machine o del gioco d’azzardo.
Lo psicologo Peter Gray del Boston College, suggerisce che è l’esperienza a plasmare il cervello, il carattere, la persona in fase di sviluppo. Le informazioni non lo fanno.
La modernità, con i suoi cambiamenti rapidi e disorientanti e la tendenza ad indebolire le religioni tradizionali, favoriscono l’anomia (assenza di regole). Il sociologo Emile Durkheim scriveva che quando sentiamo indebolirsi o dissolversi l’ordine sociale, non ci sentiamo liberati, bensì persi e ansiosi.
I bambini cresciuti in reti in cui la vita all’interno è spesso un ciclone quotidiano di meme, mode passeggere, piccoli drammi effimeri recitati da un cast mutevole di milioni di comparse, con un mix di persone conosciute e sconosciute e molte di queste, magari, l’indomani svanite, ci fa pensare che i giovani non hanno radici a cui ancorarsi e da cui trarre nutrimento, non dispongono di una serie di norme che vincolino e guidino il percorso verso la vita adulta.
Durkheim e il suo concetto di anomia spiega perché i giovani hanno iniziato a trovarsi d’accordo con l’affermazione “spesso la vita mi sembra senza senso”.
Cosa si può fare per contrastare questo fenomeno culturale?
L’autore afferma che è con il gioco libero che si sopportano i lividi, si gestiscono le emozioni, si interpretano gli stati d’animo dei compagni di gioco, si impara a fare a turno, a risolvere i conflitti a giocare con correttezza.
L’esposizione all’esperienza permetterà al bimbo di sviluppare competenze come giudicare un rischio, prendere decisioni adeguate, avere iniziativa. Cosa impossibile con i social. I social annullano il contatto fisico, le interazioni sono rivolte ad un pubblico molto ampio, e al tempo stesso i gruppi e le comunità non hanno radici e possono cessare di esistere da un momento all’altro.
Riscoprire il gioco, allungare la ricreazione delle scuole elementari
Le scuole in particolare dovrebbero permettere ai ragazzi una ricreazione con gioco libero senza telefono e con supervisione di un adulto che intervenga esclusivamente in momenti di pericolo.
Un insegnante della Carolina del Sud, che aveva studenti poco resilienti, poco collaborativi, con alti livello di irritabilità e frequenti atti di bullismo, aveva deciso l’introduzione del gioco libero senza telefono. Il risultato è stato un grande cambiamento nei bambini, gli atti di bullismo diminuiti drasticamente insieme alle assenze ingiustificate.
In questi casi gli studenti diventarono collaborativi, comunicativi e con maggiore capacità di relazionarsi tra loro e con gli insegnanti. Per assurdo, ridurre o eliminare la ricreazione può essere controproducente per il rendimento scolastico, in quanto promuove salute fisica, sviluppo sociale e migliore rendimento cognitivo.
L’autore invita i governi all’impegno, propone un età minima di 16 anni per l’utilizzo dello smartphone, varando misure di sicurezza più efficaci per evitare che la legge venga aggirata e progettare spazi pubblici per bambini.
Insegnare ai figli ad essere indipendenti fin da piccoli e limitare ai figli l’uso dei dispositivi soprattutto nei primi anni di vita potrebbe essere il giusto suggerimento.
Le esperienze degli adolescenti potranno essere diverse ma in comune ci sarà il timore di essere rappresentati come prodotti e vittime passive delle Big Tech. Impegnarsi ad essere il cambiamento, creare spazi online nuovi e più sicuri per le generazioni future deve rappresentare la nuova frontiera del mondo virtuale.
Immagini tratte dalla rete Internet