La mafia siamo noi

di Valeria Savio

La mafia non è soltanto un’organizzazione criminale, è anche un sistema di potere che si nutre del consenso sociale, per esistere ed espandersi non ha bisogno solo dei proventi che derivano dalle attività illecite che svolge ma anche dell’appoggio di funzionari pubblici, di politici e delle istituzioni. È una presenza che invade, in modo sotterraneo e capillare, la società a tutti i livelli, “la mafia è l’incapacità della società di reagire, l’indifferenza in cui lascia che le cose accadano. Siamo noi quando non vediamo o facciamo finta di non capire”.

Sandro De Riccardis, giornalista del quotidiano La Repubblica che si occupa di cronaca nera, giudiziaria e di inchieste, disegna, in questo saggio, una mappa della criminalità organizzata e del modo in cui essa opera in Italia, basandosi sulle inchieste giudiziarie e su fatti accaduti negli ultimi trent’anni analizza l’evoluzione delle mafie sia nel tempo che nello spazio. Ci mostra un meccanismo potente che funziona con l’aiuto di tante figure, più o meno importanti, e anche grazie ai cittadini comuni che, pur senza alcuna volontà di collusione, contribuiscono inconsapevolmente ad incrementare gli interessi mafiosi, frequentando, ad esempio, quei locali pubblici in cui si riciclano capitali sporchi.

Eppure c’è stato e c’è tuttora chi si oppone con fermezza a queste logiche, pagando troppo spesso questa scelta con la propria vita, fra i tanti di cui l’autore racconta ci sono Renata Fonte, giovane assessore alla cultura e all’istruzione a Nardò, in provincia di Lecce, freddata nel 1984 da sicari della malavita organizzata per aver tentato di difendere la propria terra dall’assalto edilizio, e Don Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio a Palermo, ucciso dalla mafia nel 1993, perché aveva cercato di restituire un volto umano alla zona e aveva tentato di combattere l’egemonia dei clan, portando avanti piccole iniziative con l’aiuto dei cittadini sani del posto, creando asili per le famiglie indigenti e un centro di aggregazione per gli anziani.

Combattere la mafia è possibile solo se si prende consapevolezza della realtà circostante, spiega De Riccardis, e se si trova il coraggio di guardare oltre le apparenze, se si smette di pensare che essa può essere combattuta solo da pochi eroi solitari, destinati a diventare martiri, mentre la battaglia deve essere condivisa da tutti i cittadini, in un lavoro di gruppo che diventa difficile da fermare, perché “quando i prepotenti si trovano di fronte una comunità, l’arroganza e l’intimidazione vengono depotenziate, iniziano a sgretolarsi e anche la paura può diventare forza se viene condivisa”.

 

 

image_pdfVersione stampabile