di Alessandro Arndt Mucchi
Concime dei campi, regina di una fase obbligatoria della crescita secondo la psicologia freudiana, soggetto di barzellette prepuberali e sul podio tra le primissime parole imparate dai bimbi. La cacca unisce il ricco al mendicante, e piaceva un sacco a Mozart.
Via il parruccone nel suo senso figurato e festeggiamo l’anniversario della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart (27 gennaio 1756) mettendo da parte la solita apologia del genio, ma sbirciando invece verso una parte della sua opera meno nota, ma non meno interessante. Niente è più appropriato di una partenza in tromba col canone K. 231 “Leck mich im Arsch” che invita gli ascoltatori a dedicare particolari attenzioni al derrière del compositore, tra l’altro tutt’altro che facile sotto il profilo esecutivo vista la metrica ardita che può mettere in difficoltà i cantori meno vicini alla lingua tedesca. Poi come non citare la graziosa ninna nanna dedicata all’amata (?) Lotte K.561 “Bona nox”, che la invita a rilasciare gli sfinteri e far esplodere le lenzuola d’effluvi, e il canone K. 233 “Leck mir den Arsch fein recht schön sauber”, che torna all’invito del citato K. 231 richiedendo però maggiore dedizione nell’operazione.
Proprio il K. 231 e il 233 sono però di attribuzione contesa, soprattutto il secondo che quasi certamente era opera del medico e compositore boemo Wenzel Trnka. Parliamo della musica sia chiaro, perché sulle parole non c’è dubbio: l’amore per la scatologia di Mozart era tale dal spingerlo a prendere in prestito i canoni di altri autori per piegarli alle sue esigenze.
Insomma, quando uno come Mozart ruba i pezzi altrui per piazzarci sopra un testo a base di cacca vuol dire che c’è qualcosa da indagare, e così puntualmente è stato fatto: lo scrittore austriaco Stefan Zweig arriva a scomodare addirittura Freud in persona, chiedendogli se dai manoscritti in suo possesso non si possa dedurre qualcosa della vita erotica di Mozart in riferimento alla coprofilia, ma il padre della psicoanalisti nega tutto.
In tempi più prossimi persino Margaret Thatcher ha commentato l’umorismo di Mozart: dopo avere assistito ad una rappresentazione dell’Amadeus di Peter Shaffer (poi portato sul grande schermo da Forman), il regista Peter Hall ha subito i rimbrotti della Lady di ferro che non poteva credere ad una versione così sboccata del compositore. La storia di Mozart e Salieri è perlopiù inventata, lo sappiamo, ma la Thatcher non accettava che proprio la parte sulle deiezioni fosse vera: “Penso sia disonorevole per il National Theatre vedere Mozart dire tali oscenità. Un compositore di musica così elegante e meravigliosa è impossibile parli così.”
Alcuni studiosi del compositore hanno ipotizzato che Mozart fosse affetto dalla sindrome di Tourette (che in alcuni e per la verità rari casi può portare il malato a sbottare senza preavviso gridando parolacce), tesi che però è stata respinta dalla Tourette Association of America. L’analisi delle lettere tra Mozart e i suoi familiari evidenzia in effetti una particolare predilezione per lo sproloquio, ma questo non manca nemmeno nelle missive dei suoi genitori o di sua sorella, e soprattutto gli affetti dalla sindrome di Tourette non mettono nero su bianco i loro tic verbali, ma ne sono travolti nell’attimo.
L’analisi della scatologia nei testi di Mozart si sposta dunque dal piano medico a quello sociale: secondo l’antropologo Alan Dundes le popolazioni centroeuropee hanno una particolare tolleranza per le tematiche di questo genere, tanto che esempi di letteratura a base di prodotti della digestione non mancano anche tra le pagine di Gohete, o Martin Lutero. Può essere allora che Mozart fosse semplicemente uno dei tanti appassionati di cacca, o semplicemente che non desse nemmeno tanto peso alla questione considerando un certo tipo di lessico come componente naturale della sua scrittura.
Quale sia la risposta in realtà ancora non si sa, il dibattito è aperto. Di certo possiamo dire che anche in questo caso troviamo conferma ad un adagio tra i più affidabili che possano essere citati, quello che vuole i diamanti soccombere al letame per capacità di generare bellezza.
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