La Porta ci interroga

pime09
Sabato 17 ottobre Scaccomatto ha partecipato all’evento che ha accompagnato la Porta del Dialogo, l’opera realizzata da Enzo Biffi, al Pime di Monza. Prima di intervistare l’artista e ammirare l’opera, la redazione ha riflettuto sul significato della parola “porta”. Questi i pensieri, tradotti in (bellissime) parole.

Non aprire quella porta. Che cosa è la porta? Solo un uscio di legno da cui si entra in una stanza?

Si, ma non solo, una porta può essere aperta o chiusa e metaforicamente ha il suo significato. Pensiamo all’apertura della Porta Santa in questo Anno della Misericordia o alle porte chiuse, quando si rifiuta qualcuno. La porta quindi per me è apertura o chiusura, positiva o negativa a seconda del nostro comportamento. La parola porta è negativa quando mi evoca paura ed egoismo. Quando invece è positiva si scoprono gli altri e il mondo. Preferisco di gran lunga la connotazione positiva della parola che ti rivela come sei. Un mio amico sostiene che una persona positiva che si deve difendere chiude la porta, quindi il suo “no” è un “si” a se stessa; a volte il no è necessario, non si può sempre dire di si alle cose che fanno male.

Loretta

La porta. La porta, un’apertura verso un nuovo mondo incantato in un paese meraviglioso.

La porta, attraversamento da paradiso a inferno per prendere il traghetto di Caronte

Knockin’ on heaven’s door, bussando alle porte del Paradiso.

Avrai solo una possibilità per salvarti, su tre porte scegli quella giusta verso la beatitudine.

Se apro una porta mi ritrovo ad Amsterdam, se ne apro un’altra mi ritrovo nella camera da letto del Papa.

Una porta aperta per accogliere un amico ad una festa, o semplicemente alla richiesta di un bisogno del proprio vicino di casa.

La porta di un’apertura mentale propensa ad ascoltare nuove idee e nuove scuole di pensiero.

Una porta aperta per accogliere nel proprio piccolo chi soffre.

Una porta aperta contro il razzismo e l’indifferenza, senza disuguaglianza.

Se aprirai la porta bianca scoprirai la verità nella nuova realtà invisibile ai tuoi occhi, se aprirai quella rossa tutto sarà come prima, come se non fosse successo niente e ti risveglierai sempre da un normale sogno.

Apri la porta del cuore dove io mi possa buttare dentro di te.

La porta del mega direttore di un giornale politico che ti chiama per licenziarti.

La porta timida ed emotiva di una casa d’appuntamento di una prostituta.

La porta di una deliziosa pasticceria.

La porta di un bancomat per versare o prelevare beni comuni.

La porta bianca della persona più potente del mondo.

La porta dello psicoterapeuta dove si lasciano paure, sogni,speranze, difficoltà e desideri.

Gianluca

 

La porta della mia stanza. La porta della mia stanza che tengo sempre chiusa, mi divide dalle voci dei componenti della famiglia che a volte sono al quanto pesanti e logoranti, a tal punto che io subisco in silenzio. Mi sento protetto dalla mia porta.

Mattia

 

Toc toc. Ingresso   uscita   chiusa   aperta   emergenza   libertà   sicurezza   comunicazione   parità   prigioniero   chiave   privacy   correnti d’aria   mandato di perquisizione   sfondare   guardiano   paura   spioncino   citofono

Toc toc, chi è? Sono il lupo mangia frutta

Andrea

 

La Porta ci interroga. Se penso al mio futuro immagino una porta semi-aperta che alimenta curiosità e inquietudine. Cosa ci sarà dietro?

La porta ha una strana forma ed è colorata; non assomiglia alle strutture architettoniche canoniche. Mille colori; ciascuno mi suscita uno stato d’animo: attrazione, voglia di esplorare, perplessità, ansia, momento catartico di svolta nella vita. Ne ho appena vissuto uno estremamente significativo: “Ho attraversato una porta?”, mi chiedo. “Potrebbe essere il punto di svolta della mia vita, esistenza, permanenza in questa dimensione, persona?”

Incontriamo tante porte nella vita e nessuno somiglia vagamente all’altra. Le caratteristiche estetiche di ciascuna di esse suscitano sensazioni, sentimenti, riflessioni diverse.

Ho paura ad aprire le porte: ciò che le accomuna è la maniglia: sempre rossa. Temo che mi scottino, mi brucino la mano…ma le apro. Inizia un dialogo con me stessa: “Dove mi trovo? Qualcosa è cambiato? Cosa è cambiato? Chi c’è dietro? Persone vagamente famigliari, ma anche volti nuovi. Intraprendo un dialogo anche con essi.

Nella festività del Santo Natale ci si bacia sotto un ramo di vischio appeso ad una porta, in segno di buon auspicio per il futuro. Ma i cambiamenti non sono sempre positivi.

Attraversare una porta significa spostarsi, evolversi, divenire.

In questo momento, la “Porta del Dialogo” dinnanzi a me riflette un mix di colori che mi lasciano perplessa e smarrita, ma affatto agitata…forse è il momento giusto per attraversarla? E quindi chi se ne importa della maniglia? Magari mi scotterò una mano ma mi riscalderò anche anima e cuore; corpo e mente.

Una porta? Colui che “porta” aggiunge qualcosa alla nostra vita: positivo? Negativo?

A casa mia ci sono tre porte, di cui una scorrevole. Le lascio sempre aperte: amo gli open space perché trasmettono libertà.

“Forse ho paura di varcare le porte?”. Non lo so, la “Porta del Dialogo” mi attira troppo, è il momento giusto. La porta cambia forma e dimensione mentre mi avvicino. Ora provo una sensazione rassicurante: è uguale alla porta scorrevole di casa mia, di legno e vetro smerigliato, che crea il tipico effetto “vedo-non vedo”, e che divide la zona giorno dalla zona notte, metaforicamente il passaggio dal conscio, “ l’Io”, il “Super-Io” nel momento del varco, ed infine la meta dell’ “Inconscio” nel passare oltre.

Non riesco a chiuderla, potrei sempre avere necessità di scappare, ed io non ho le chiavi…e se fuggo devo farlo in fretta. Ma mi tocca “recitare” sempre lo stesso copione?

“BASTA”

Chiudo la porta.

Monica

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