“Chi apre la porta di una scuola chiude una prigione”. Lo diceva Victor Hugo. Di questi tempi, in Italia, alle prime difficoltà, quelle delle scuole sono tra le prime porte che vengono chiuse.
Il 16 ottobre, dopo la contestata decisione di De Luca di imporre la chiusura delle scuole in Campania, la Regione Lombardia decide di chiuderle a metà. Il presidente Fontana ha annunciato forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza. La proposta è quella di una “alternanza scuola-casa”, a partire da mercoledì, con uno scaglionamento degli ingressi alle lezioni non prima delle 9.00.
“L’ordinanza – denuncia Giulia Convertini dell’UDS (Unione Degli Studenti) – non solo getta ancora più nel caos la popolazione scolastica, ma non tiene conto del fatto che già troppe scuole stanno facendo lezione a distanza, a causa dei mancanti finanziamenti di governo, regione, enti locali”.
La didattica a distanza “alternata” emanata dal governatore Fontana non piace agli studenti e alle studentesse, che contestano la decisione da parte della Regione di fare un passo indietro sacrificando la scuola. “Siamo stufi – dice Ludovico Di Muzio dell’UDS Lombardia – di essere l’ultima ruota del carro, pretendiamo garanzie sull’aumento delle corse dei mezzi pubblici, sull’ampliamento degli spazi, sulla prevenzione sanitaria, sul diritto allo studio. Le nostre scuole non possono essere il capro espiatorio della società”.
Fino a pochi giorni fa solo lo 0,08% degli studenti è rimasto contagiato. Il virus – nonostante la mancanza di fondi e spazi in diverse scuole che già prima del lockdown erano malmesse – si diffonde fuori dagli ambienti d’istruzione: sui bus, nei treni e nelle metro, nei posti di lavoro in cui non si forniscono misure di sicurezza adeguate.
A detta dell’USD, la didattica a distanza non funziona e aumenta le diseguaglianze: dev’essere l’ultima spiaggia. Per questo, lunedì 19 Ottobre gli studenti hanno protestato sotto il palazzo di Regione Lombardia per chiedere priorità alla scuola. Inoltre, venerdì 23 Ottobre è prevista “#FACCIAMOCISENTIRE”, la mobilitazione nazionale dell’Unione degli Studenti. Una settimana ricca di impegni per non essere ignorati dal governo nazionale e regionale, incapaci, secondo il movimento, di garantire una didattica in presenza sicura e di qualità.
“Rispetto a prima – dichiara Aldo Melzi, dirigente scolastico dell’Istituto Mapelli di Monza – cambia ben poco. A causa di molti anni di tagli all’istruzione che hanno portato alle classi pollaio, la didattica digitale alternata era l’unico modo per garantire agli studenti il distanziamento sociale. Già da inizio anno scolastico, infatti, il nostro istituto ha diviso le classi (dal secondo anno in su) in due gruppi, flessibili a seconda delle necessità. Mentre metà classe fa lezione in aula, l’altra metà è collegata da remoto e partecipa da casa. Per dare conto all’ordinanza criptica, da parte nostra abbiamo esteso questa politica anche alle classi prime. Su 1100 studenti iscritti, attualmente le nostre strutture ne ospitano 500 al giorno. Questo significa meno pressione sulle scuole”.
Secondo il professor Melzi, l’ordinanza è stata emanata per alleggerire i mezzi di trasporto, tema che resta ancora nelle mani della Regione. Risulta fondamentale, per scongiurare l’aumento dei contagi, evitare il sovraffollamento dei mezzi di trasporto nelle fasce orarie della giornata in cui si registra la maggiore presenza di utenti. Si tratta soprattutto dei mezzi pubblici impegnati negli orari più interessati dagli studenti, la cui situazione è stata denunciata più volte dagli stessi ragazzi.
“Non so quali conseguenze avranno queste modalità sui nostri studenti – conclude Melzi. Quando io, nell’85, frequentavo le scuole superiori, dovevamo convivere con un altro tipo di virus: quello dell’HIV. Noi ragazzi ci siamo adattati e abbiamo cambiato certi tipi di comportamento. Per gli studenti di oggi sarà lo stesso: essi vedono l’impennata dei contagi, vedono i compagni in quarantena (abbiamo 5 classi in isolamento fiduciario), e si stanno impegnando per non accrescere quei numeri che aumentano quotidianamente. Per adesso, occorre fare di necessità virtù. È l’occasione giusta per sperimentare nuove forme di didattica che potrebbero rivelarsi sorprendentemente efficaci. Nel nostro istituto tutto sta funzionando a dovere e non ci sono state proteste”.
Dunque qual è, oggi, il valore della scuola? Aveva ragione Hugo o il sistema scolastico ha disatteso le aspettative del padre del romanticismo francese?
L’istruzione combatte l’ignoranza e apre le porte della consapevolezza: quella di una vita da costruire con le proprie mani. La scuola è fondamentale in quanto fornisce l’opportunità di realizzare sé stessi. Attraverso la conoscenza, essa fornisce all’individuo gli strumenti per poter fare delle scelte consapevoli nella propria vita. È altrettanto vero che dev’essere essenzialmente la volontà dell’individuo a scegliere che strada intraprendere. Se quest’ultimo non lascia che la cultura e la conoscenza entrino nella sua vita, chiudendosi in una solida botte di ignoranza, la scuola può fare ben poco. La scuola alla fine è solo il mezzo con il quale costruire qualcosa e se si vuole utilizzarla o meno come tale è una scelta. Una scelta che si può prendere in ogni momento della nostra vita, anche a casa.
22 ottobre 2020