di Roberto Dominici
Per il meeting del 15 marzo 2024 a Lissone organizzato dal Lions Club Lissone, dall’Associazione Una vita in Rosa all’interno della rassegna di eventi Impronta Donna 2024, dedicati al mondo femminile, con il Patrocinio dell’ ASST Brianza, dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Monza e del Comune di Lissone e il generoso contributo dell’Esselunga di Lissone-Muggiò, abbiamo scelto un titolo forte che non è certo solo una provocazione, o il desiderio di tutti, ma una realtà concreta, resa possibile dallo straordinario sviluppo della ricerca in ambito oncologico e dall’introduzione di tecnologie e strumenti che permettono di guardare al futuro con maggiore ottimismo.
Alcune delle relazioni del meeting evidenziano il ruolo e lo sviluppo proprio della “Medicina personalizzata e di precisione”, che si basa sull’idea che ogni individuo sia unico e che le malattie non debbano essere trattate in modo generico, ma con terapie e farmaci disegnati ‘su misura’, in linea con le caratteristiche specifiche di ciascun paziente e della sua patologia. Questo approccio considera una serie di fattori, tra cui la predisposizione genetica, l’esposizione a fattori di rischio ambientali, i biomarcatori specifici e le caratteristiche molecolari delle malattie, per consentire una diagnosi accurata e una terapia mirata.
La medicina di precisione si avvale di tecnologie molto avanzate come il sequenziamento del DNA, gli algoritmi di intelligenza artificiale (IA) e l’analisi dei big data per identificare pattern e correlazioni tra dati clinici e molecolari e sarà sempre più necessario l’integrazione tra gruppi multidisciplinari di specialisti come quelli che si occupano di intelligenza artificiale e biologi molecolari. Nel prossimo futuro i tumori più comuni potrebbero essere classificati non più con il nome degli organi nei quali si manifestano, ma sulla base di criteri molecolari, per tipo di alterazione genetica e molecolare.
Classificare i tumori sulla base delle loro caratteristiche molecolari aiuterà infatti a identificare rapidamente le terapie più efficaci, in particolare mi riferisco all’immunoterapia e ai vaccini a mRNA (noti per la lotta alla pandemia da Covid-19) e facilitare anche la scelta della terapia più appropriata. I risultati di molte ricerche di oncologia molecolare e di progetti come il Pan Cancer Atlas dimostrano, infatti, che due tumori apparentemente simili, se guardati al microscopio fermandosi al solo livello cellulare, possono rispondere in modo opposto alle stesse terapie. I motivi sono ascrivibili alle diverse mutazioni genetiche e molecolari che hanno provocato la malattia e da cui dipendono la riclassificazione e la diagnosi.
Queste informazioni aiutano e aiuteranno sempre di più i medici a prendere decisioni informate sulle opzioni terapeutiche più appropriate per il paziente. Si tratta di un cambiamento non semplice. Bisognerà dotare tutti i centri di cura, delle strutture e della capacità di analizzare i tumori dal punto di vista genetico, prima di diffondere a tutti i pazienti queste nuove possibilità. E’ un processo già in corso: nel 2017 la FDA statunitense ha approvato per la prima volta un farmaco antitumorale (il pembrolizumab) diretto non a un tumore specifico (al melanoma o al tumore della vescica) bensì a quello che mostri una specifica alterazione dei sistemi di riparazione del DNA. Altre terapie mirate basate su caratteristiche genetiche, indipendenti dalla localizzazione del tumore o dal tipo istologico, sono in arrivo nei prossimi mesi.
L’oncologia di precisione, utilizza invece le caratteristiche molecolari delle cellule tumorali e di quelle immunitarie per guidare le terapie. Nel recente rapporto frutto della collaborazione tra AIRTUM (Associazione italiana registri tumori), AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), Fondazione AIOM e PASSI (Progressi nelle aziende sanitarie per la salute in Italia) relativo ai “numeri del cancro 2023”, nel mondo ci si avvicina ormai a 12 milioni di nuovi pazienti ogni anno e il trend è tale che, se non ci fossero nuovi risultati dalla ricerca, nel 2030 sarebbero quasi il doppio, ossia 22,2 milioni. Secondo le stime, rispetto al 2020, i casi di tumore nel 2023 sono aumentati di 19.000 casi: da 376.600 nuove diagnosi (194.700 negli uomini e 181.900 nelle donne) a circa 395.000 (208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne).
Questi numeri un po’ sconfortanti erano però attesi per almeno due motivi. Il primo è che la popolazione nelle fasce d’età in cui le diagnosi di tumori sono più frequenti è oggi molto ampia, dato che corrisponde ai cosiddetti “baby boomer”, ovvero coloro che sono nati tra gli anni 50 e 60 e che oggi hanno intorno ai 60-70 anni. Il secondo è che gli screening sospesi o rallentati durante la pandemia di Covid-19 hanno fatto slittare molte diagnosi che altrimenti sarebbero state effettuate con più anticipo.
Più confortanti sono i numeri che mostrano un miglioramento nell’efficacia della prevenzione e delle cure contro i tumori. Si stima, infatti, che in Italia siano quasi 270.000 le morti per tumore evitate nel periodo 2007-2019 rispetto a quelle attese (basate sui dati 2003-2007). E, grazie alla ricerca, e alle nuove cure sono sempre di più le persone che, dopo la malattia, hanno un’ottima qualità della vita. La prevenzione resta un elemento fondamentale, dato che il 40 % circa dei casi di cancro potrebbe essere evitato eliminando fattori di rischio come fumo, alcol, obesità e sedentarietà. Importante anche l’adesione ai programmi di screening.
E questo nonostante il fatto che l’invecchiamento della popolazione resti la principale causa dell’aumento delle diagnosi di tumore. Uno degli obiettivi dell’Unione Europea in questo campo è assicurare l’offerta di screening per il tumore del colon-retto, della mammella e della cervice uterina ad almeno il 90 % degli aventi diritto in tutti i Paesi membri entro il 2025. Se è vero che i geni hanno un ruolo preciso, è l’interazione con l’ambiente che poi fa sviluppare il tumore.
Il World Oncology Forum, ha calcolato che solo la riduzione dell’alcol, l’aumento dell’esercizio fisico e una dieta sana (senza quindi tener conto di tutti i fattori di inquinamento dell’ambiente), potrebbero ridurre quei 22,2 milioni di tumori del 2030 di ben il 20%, che si traduce nella riduzione di oltre 4 milioni di malati. Un altro obiettivo della ricerca applicata è quello di arrivare a diagnosticare un tumore allo stadio iniziale con un semplice esame del sangue. Ci si è già riusciti con quello del polmone, dove il test del sangue ha sostituito la TAC spirale.
E’ noto oggi, che c’è una predisposizione genetica al tumore, e si conoscono una decina di geni (ma sono oltre un centinaio) che danno questa predisposizione: per il seno BRCA1 e BRCA2, per il colon MSH1 e 2, per tutti il P53 e altri geni ancora. Nel 2013 ne sono stati scoperti altri 56, ma a parte un paio (che possono influenzare la diffusione dei tumori di ovaio e prostata, non se ne conosce la funzione. Rimane per tutti valida la necessità di attuare una efficace prevenzione. Prevenire è Vivere, avere cura del proprio corpo è scegliere di amare la vita per se stessi e i propri cari.