“Quando c’è un’inondazione una comunità non si mette a litigare su chi deve togliere l’acqua: si rimbocca le maniche. Allo stesso modo dovremmo fare in questi giorni con i profughi: dovremmo sospendere le nostre divisione ideologiche e darci da fare per accoglierli. Poi discuteremo sulle soluzioni”. Lo ha detto questa sera il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo, intervenendo al dibattito la “città e i migranti” davanti all’Edicola Caritas in Expo.
“L’accoglienza dignitosa serve anche a garantire la sicurezza – ha sottolineato il direttore della Caritas Ambrosiana -. In due anni e mezzo in un convitto di suore a Lampugnano abbiamo accolto 12mila siriani in transito per la città, i milanesi del quartiere non se ne sono nemmeno accorti. Invece qualche centinaia di persone ammassate alla stazione centrale di Milano senza un ricovero hanno suscitato l’allarme dei cittadini. La soluzione anche alle paure della gente è la solidarietà organizzata non le polemiche politiche strumentali”.
Infine rispondendo a una domanda dal pubblico sull’eredità di Expo, don Davanzo ha risposto: “Noi ci aspettiamo che possano essere prese da parte dei governanti quelle decisioni di carattere economico, politico e finanziario che stanno alla base degli squilibri che poi spingono le persone ad abbandonare il loro paese per un futuro migliore. Se queste decisioni non verranno assunte allora vorrà dire che questa Expo sarà stata solo una grande Gardaland”.
Il dibattito è stato organizzato all’indomani dell’annuncio da parte della Diocesi di Milano di un grande piano di accoglienza che ha potenziato ulteriormente la rete dei centri messi a disposizione per ospitare i profughi che ha portato a mille i posti e all’appello dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ai propri parroci affinché trovino altri spazi. Il cardinale ha anche ricordato la necessità di nuove norme e leggi per agevolare i percorsi di integrazione riferendosi in particolare alla necessità di abbattere i tempi per l’esame delle domande di asilo, in Italia molo più lunghi che in altri paesi europei.
Dopo don Roberto Davanzo, ha raccontato la sua storia di integrazione Gado Ali. Ex sindacalista, Ali, 38 anni, ha dovuto abbandonare il Togo nel 2007 in seguito alla guerra civile. Accolto a Varese, ha imparato l’italiano e dal 2010 lavora come mediatore culturale a Casa Onesimo di Busto Arsizio, assistendo altri richiedenti asilo in attesa di ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato. Grazie al suo lavoro, anche la moglie ha potuto raggiungerlo e i suoi due bambini, nati in Italia, potranno ottenere la cittadinanza quando diventeranno maggiorenni.
“Mi sono laureato in economia e nel mio paese avevo trovato il lavoro per il quale avevo studiato – ha raccontanto -. Quando me ne sono andato, non l’ho fatto a cuor leggero, non sapevo cosa avrei trovato, ma non avevo altra scelta. In molte delle persone che incontro a Casa Onesimo rivedo la mia storia. Francamente non capiscono come si possa rifiutare persino di ascoltare chi scappa per mettersi in salvo”.
L’incontro inaugura il ciclo di dialoghi-testimonianza “Dopo Expo vorrei…” ideato da Caritas per riflettere sull’eredità di Expo. Ogni venerdì sino a fine ottobre, davanti al piccolo padiglione che Caritas ha allestito a Expo Milano 2015, è previsto il confronto tra un esperto e un testimone, sollecitati da un giornalista, a partire da una domanda: quale contributo l’Esposizione deve lasciare alla città nell’ambito nel quale sono impegnati.
La decisione di organizzare un programma di incontri aperti ai visitatori nasce dalla convinzione che Expo è occasione di incontro e confronto, capace di generare un cambiamento autentico, a cominciare dagli stili di vita della città. Un’occasione che per realizzarsi deve essere stimolata, aprendo il confronto a tutti i cittadini e visitatori, oltre i circoli degli addetti ai lavori.
Questo cambiamento sarà, prima ancora dei numeri, il vero lascito per Milano e il Paese di ExpoMilano2015.
I dibattiti dei venerdì dell’Edicola Caritas si possono seguire sui social media, in particolare attraverso l’account @caritasinexpo, con l’hashtag #dopoexpovorrei.