di Francesca Radaelli
“Era grande, massiccia, davvero imponente: una specie di tempio tra l’antico e l’orientale”. Così Giorgio Bassani, ne Il giardino dei Finzi Contini, descrive la tomba della famiglia cui il romanzo è dedicato, localizzata nel cimitero ebraico di Ferrara. Lo stesso luogo in cui, alla sua morte avvenuta il 13 aprile del 2000, è stato sepolto anche il celebre scrittore ferrarese.
La tomba di Giorgio Bassani non ha certo l’imponenza che lo scrittore attribuiva a quella dei Finzi Contini, ma a differenza della maggior parte dei membri della ricca famiglia ferrarese (vittime dei lager nazisti), Bassani riposa qui, nella sua Ferrara e nel cuore del quartiere in cui ha trascorso infanzia, giovinezza e i primi anni della maturità. Qui negli anni Quaranta insegnava italiano e storia agli allievi costretti a frequentare la scuola ebraica, dopo l’emanazione delle leggi razziali in Italia e la conseguente espulsione degli ebrei dalle scuole pubbliche.
Da qui dovette fuggire, durante la seconda guerra mondiale, entrando in clandestinità e abbandonando la città estense. Trasferitosi a Roma al termine della guerra, non tornerà più a Ferrara, affermandosi invece nella capitale come uno dei protagonisti della vita culturale italiana. Pubblicò poesie, racconti e romanzi – numerosi quelli di ambientazione ferrarese – e collaborò con riviste letterarie, case editrici e anche con importanti registi.
Partecipò alla sceneggiatura del film tratto proprio dal suo romanzo più famoso, Il giardino dei Finzi Contini appunto, diretto da Vittorio de Sica. Il lungometraggio vinse l’Oscar come migliore film straniero nel 1972, ma Bassani per alcune discordanze con il regista e la produzione chiese che il suo nome fosse tolto dai titoli di coda.
Il profondo legame con Ferrara lo spinse, da presidente di Italia Nostra, a promuovere il restauro delle mura antiche della città e a chiedere di essere sepolto all’interno di quel cimitero ebraico così strettamente legato alla storia della città e che si trova proprio vicino a quelle mura. Proprio qui il comune Ferrara ha voluto ricordare il grande scrittore con un monumento, realizzato dall’architetto Piero Sartogo insieme allo scultore Arnaldo Pomodoro.