lapalissiano agg. [dal nome del capitano fr. Jacques de Chabannes signore de La Palice] – Ovvio, evidente, detto di una verità o di un fatto talmente manifesti e naturali che sarebbe ridicolo enunciarli.
Il termine affonda le sue radici in un episodio storico che risale al Cinquecento. Deriverebbe infatti dai versi, divenuti proverbiali, di una strofetta cantata dai soldati dopo la morte del signore di La Palice, maresciallo di Francia. Nel 1524 Jacques de Chabannes signore de La Palice, partecipò combattendo per il re Francesco I all’assedio della città di Pavia, allora presidiata dai lanzichenecchi spagnoli. Sotto le mura della città nel 1525 si svolge una battaglia cruenta in cui perde la vita anche il signore di La Palice. Tra i soldati si diffonde quindi una canzone che ne celebra la ‘vitalità’ come combattente: La Palice est mort/ Il est mort dévant Pavie, /Un quart d’heure avant sa mort/ Il était encore en vie ‘La Palice è morto, è morto davanti Pavia, un quarto d’ora prima di morire era ancora in vita’. Un’affermazione divenuta per antonomasia emblema dell’ovvietà.
Secondo un’altra versione, invece, i suoi uomini proposero questo epitaffio: Ci-gît Monsieur de La Palice. Si il n’était pas mort, il ferait encore envie (Qui giace il signor de La Palice. Se non fosse morto, farebbe ancora invidia). Tuttavia, con il tempo la effe di ferait (farebbe) fu letta come esse, quindi serait (sarebbe), e la parola envie (invidia) divenne en vie (in vita); con il risultato che il testo recitò ch’egli “sarebbe ancora in vita” (“il serait encore en vie”): da qui deriverebbe quindi il significato attribuito all’aggettivo.
Esempi: una verità lapalissiana, un’affermazione di lapalissiana evidenza.