Per fare arte, bisogna voltare le spalle alla vita (dal libro “Follia” di Patrick McGrath)
Questo è ciò che sosterrebbe Edgar, l’uomo affetto da alienazione mentale di cui la protagonista del romanzo bestseller Follia di McGrath si invaghisce e per cui sceglie di saltare nel buio. Asserzione opposta a ciò che la mostra bipersonale di Irene Aversano e Mario Digennaro vuole esprimere, inaugurata lo scorso 29 ottobre, presso la Galleria d’Arte Contemporanea Statuto 13. Nel cuore di Brera District, l’esposizione affronta l’esistenza nella sua globalità. I due artisti, che riconducono le proprie opere all’Art Brut, di Jean Dubuffet secondo cui le persone con disagi mentali possono tramutare questo stato in opera su tela, si pongono in questa occasione come dei narratori esterni che raccontano ciò che vedono nel mondo.
Interpretando ognuno in modo del tutto personale, da punti di vista diversi, riescono a far convergere in un’unica opera l’intera mostra: al centro della sala è presente Stella, la protagonista del romanzo. Donna romantica, che vittima di un amore malato, distrugge la propria famiglia per amare un uomo affetto da disturbi mentali e che rimane inerme di fronte a qualsiasi tragedia che la vita possa comportare.
Le donne romantiche, riflettei. Non pensano mai al male che fanno in quella loro forsennata ricerca di esperienze forti. In quella loro infatuazione per la libertà. (dal romanzo Follia, di McGrath)

Stella, 2014
acrilico su tela, 80 x 120 cm
Stella consiste in una vera e propria realizzazione a quattro mani, in cui l’uso sapiente del colore acrilico su tela di Aversano, diventa sinergico con la rappresentazione figurativa molto forte che Digennaro riesce a dare, grazie al richiamo della caratteristica propria dell’utilizzo di olio su tela.
A cura di Massimiliano Bisazza e Maria Teresa Briotti, Follia conduce, tramite un percorso di venti opere, all’analisi di questo disturbo su due piani differenti: Aversano ricorre a una rappresentazione didattica, richiamando testi psicanalitici, come nell’opera Macchie di Rorschach, o in Asylum, con chiaro rimando al titolo dell’opera di Goffman riguardante gli effetti che violenza e costrizione hanno sugli esseri umani, o infine ai mezzi di contenzione che ritroviamo ne Camicia di forza a braccia conserte.

Rorschach, 2014
acrilico su tela, 120 x 60 cm
Mentre Digennaro espone personaggi ritratti in atmosfere cupe, che grazie alla rifrazione della luce sugli olii, dà loro la possibilità di riemergere da condizioni che li opprimono. È così in Re-pulsione, o anche in Red-emption, in cui è presente il richiamo allegorico alla sofferenza insita nella redenzione.

Red-emption, 2014
olio su tela, 50 x 70 cm
La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino all’11 novembre, porta con sé un significato propositivo: i colpi di luce sono dei segni di speranza, che volgono a indicare quelle sane follie quotidiane che risollevano dalla opprimente sofferenza che l’essere umano è chiamato a vivere giorno dopo giorno.
Chiara De Carli
si ringrazia per la collaborazione Carla Giulia Fumagalli