E’ un regalo, un grande regalo, quello che il Museo Poldi Pezzoli fa a Milano, al pubblico che ama l’arte, a studiosi e critici. E, in tempi di crisi non solo economica, ma di idee e di amore per le cose belle e di valore, ha un che di mirabile. Un dono che si potrà godere ed apprezzare anche il giorno di Santo Stefano e il 6 gennaio, grazie alla decisione di aprire il museo in quei due giorni di festa.
“Le dame dei Pollaiolo. Una bottega fiorentina del Rinascimento” è il regalo di cui vi dicevamo sopra. La rassegna parte da ricerche approfondite su un capolavoro di proprietà del Museo Poldi Pezzoli, del quale ne è anche simbolo .Questa dama
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La nostra Pollaiola, la chiamano familiarmente gli Amici del Museo. Ebbene, i tre curatori (Aldo Galli, Andrea di Lorenzo e Annalisa Zanni) dopo studi scientifici estremamente seri, hanno attribuito la paternità al suo vero autore: Piero del Pollaiolo (1441 – morto tra il 1485 e il 1496 ). Piero è il fratello minore di Antonio, (nato circa nel 1431 e scomparso nel 1438);entrambi figli di un venditore di polli al Mercato Vecchio di Firenze, da qui il loro curioso nome.
Antonio e Piero del Pollaiolo lavorano insieme in una delle più effervescenti “botteghe” Rinascimentali. La mostra del Poldi Pezzoli ricostruisce il loro personale percorso artistico, ridefinendo peculiarità e cifra artistica. Ed ecco i risultati: i ritratti di queste quattro dame sono di Piero e non di Antonio come si era precedentemente creduto. Il primo a fare, per così dire, confusione o, almeno a creare confusione nella mente degli storici, è proprio Giorgio Vasari che fa di Piero un comprimario rispetto al fratello maggiore. No, non è stato così ,ci dice la mostra. Queste Dame, che posano di profilo, come imperatrici e gentildonne della romanità, sono espressione di un mondo ” cortese”, amano raffinati broccati e acconciature di perle , sono nate dal pennello di Piero. Oltre alla Dama del Poldi Pezzoli, si ammirano le altre tre, prestiti importanti dagli Uffizi, dalla Gemaldegalerie di Berlino, dal Metropolitan Museum di New York. E, dunque, in tutto questo che fine fa, Antonio del Pollaiolo?
La mostra lo riconsacra come il “genio” di famiglia, grande pittore dal tratto nervoso e penetrante, poliedrico artista capace di cimentarsi con la scultura, l’oreficeria (in mostra c’è la Croce del Battistero di Firenze), l’architettura ….ma non dipinse molto. Eccelse nel disegno: in esposizione, ci sono capolavori come le” Fatiche di Ercole“, ciclo andato perduto realizzatore i Medici, ma qui ci sono le tavolette. E, poi, i suoi primi dipinti come il David e Apollo e Dafne.
Le Quattro Dame concludono la mostra in una sala interamente dedicata a loro. Chi siano ancora non lo sappiamo, nonostante gli sforzi e gli studi dei curatori. Ma questo non toglie nulla, proprio nulla, a questa splendida mostra.
Daniela Annaro