di Mattia Gelosa
Le serie tv, ormai, spopolano alla tv, su Netflix, sui canali di streaming, ne siamo letteralmente invasi e, perché no, dipendenti. Certo, la qualità di queste serie si alza di volta in volta, i cast spesso sono hollywoodiani, le regie e le produzioni di alto livello, la sfida, con i film veri e propri, lanciata verso un duello serrato.
Eppure, non è tutto oro quello che luccica nemmeno questa volta, perché sotto una confezione regalo impeccabile, il rischio di un dono riciclato è forte.
Notizia di questi giorni, a supporto di tale tesi, è la produzione di una serie tv derivata dal film “Se mi lasci ti cancello” di Michael Gondry, capolavoro strappalacrime e Oscar nel 2005 per la sceneggiatura e pellicola di culto. Joel (un Jim Carrey che si riconferma un attore strepitoso in ogni ruolo) e Clementine (una Kate Winslet ben diversa dalla Rose di Titanic) sono una coppia in crisi e lei decide di sperimentare un nuovo sistema per evitare sofferenze d’amore: farsi cancellare l’altra persona dalla memoria durante una fase di sonno indotto artificialmente e grazie a una strana macchina. La seduta funziona per lei, mentre lui tenta in ogni modo di salvare i ricordi di lei in un viaggio nel caos della sua mente, ma tutto è vano e al risveglio non la ricorda. Un nuovo incontro, però, fa di nuovo innamorare i due protagonisti.
La trama del film è complessa e gira su sé stessa, per cui dilatarne gli eventi in puntate avrebbe un suo perché, ma l’idea che questa operazione serva a rivalorizzare la sceneggiatura del film è decisamente ingenua.
Già film come “Fargo” dei Cohen, “Limitless” di Burger e il nostro “Romanzo criminale” di Michele Placido hanno subito la stessa sorte, con esiti diversi di cui comunque non ci interessa discutere.
Quello che non apprezzo, è questa continua esigenza di riciclo. Dove sono le idee? Adesso la grande attesa è su “Inferno” di Howard, quindi un adattamento, un’altra idea venduta bene, ma nata da un riciclo mascherato con ottima carta da pacco.
Persino la serie tv rivelazione del momento, “Stranger Things” dei gemelli Duffer (foto), è piaciuta soprattutto per le sue citazioni e per il senso di nostalgia anni ’80 che trasuda. La vicenda di per sé, infatti, è davvero poco originale, a tratti banale e vecchia nei suoi riferimenti alla lotta Russia- USA in pieno stile Guerra Fredda. Insomma, la serie è molto bella nel complesso, ma siamo lontani dal capolavoro sbandierato da molti.
Da non sottovalutare è la seconda stagione di “Wayward Pines”, una serie maturata col tempo e dalla sceneggiatura solida. Nemmeno questa è un capolavoro, ma sa coinvolgere e far riflettere e davvero questo non è poco.
La sensazione è che ormai ci sia un grande mare davanti ai nostri occhi, tumultuoso, infinito, sterminato, ma senza che si possa vedere ancora un’isola meravigliosa e inesplorata che vi affiori. C’è tempo, però, e di sicuro c’è un’altra grande dose di serie tv che arriveranno e di cui ancora non sappiamo nulla. Prima o poi anche noi, con il nostro cannocchiale, potremo emozionarci e gridare “Terra!”.