Gentilissimi,
comprendo quanto sia scomodo e difficile fare il Sindaco in questo periodo in cui la crisi continua a produrre disagi e malesseri. Sono consapevole degli sforzi (considerato anche che le risorse sono sempre meno), che state compiendo per salvaguardare il sostegno sociale soprattutto alle persone più deboli.
Apprezzo anche il coraggio di qualche Sindaco che preferisce lasciare qualche buca nelle strade, ma non togliere l’assistenza sociale.
Colgo l’occasione del 70esimo del 25 aprile appena trascorso, perché mi sembra che ci siano delle analogie con la nostra attuale situazione.
Le nostre città, da molti anni, convivono con aree industriali dismesse che sono cumuli di macerie, simbolo di un’Italia che non riparte e frutto dei cambiamenti economici e della crisi. Si avverte fortemente un bisogno di rinascita economica, culturale, spirituale, lo stesso spirito fiorito con la libertà ritrovata dopo il 25 aprile del ’45. Vi chiedo: fate vostro questo desiderio!
Vorrei ricordare la storia di Marinaleda, un piccolo paese dell’Andalusia a sud della Spagna in cui il Sindaco, coraggiosamente, ha offerto ad un gruppo di giovani disoccupati alcune terre del territorio comunale.
Sono nate cooperative agricole che hanno assorbito totalmente la disoccupazione. Dopo le terre il Sindaco ha deciso di offrire alcune costruzioni da ristrutturare. Dunque il lavoro e la casa.
Mi direte: la fai semplice. Le terre non sono paragonabili ai capannoni. Vero. Ma il problema rischia di acuirsi perché il rischio che “le macerie” crescano è molto forte.
Poi so che aggiungerete: le regole, le competenze dell’ente X, quelle dell’ente Y, la sentenza Z, la circolare del Ministero del … e quella della Regione, la pressione dell’opposizione e quella del’opinione pubblica, la scarsa coesione della coalizione che vi appoggia spesso impediscono di prendere il largo!
Mi domando: come mai la politica è più debole della burocrazia? Attualmente Il potere dell’Ufficio è più forte di quello del Popolo e bastano poche circolari, magari in contraddizione l’una con l’altra, ad esercitare quei veti che scoraggiano questo spirito di rinascita.
Ho scritto queste righe per aprire una riflessione che coinvolga anche i cittadini. Per quel poco che potremo fare per migliorare le nostre città e il nostro stile di vita, il nostro giornale farà senz’altro la sua parte.
Un caro saluto
Fabrizio Annaro
Marinaleda, nel sud della Spagna il paese che non sente la crisi