di Virginia Villa
Nel libro “Primavera, estate, autunno, inverno: 100 haiku“, Nicola Magrin compie un gesto di rara grazia editoriale: unisce il potere evocativo della parola poetica all’estetica contemplativa della pittura, celebrando la ciclicità delle stagioni attraverso la forma più essenziale e luminosa della poesia giapponese. È un’opera che si sfoglia lentamente, come un diario segreto della natura, capace di parlare al lettore con la voce dell’acqua che scorre, della foglia che cade, del silenzio che respira.
Forma e contenuto: haiku come atto di presenza
Il libro raccoglie cento haiku originali, composti e illustrati da Magrin stesso, suddivisi secondo il ciclo naturale delle stagioni. Ogni componimento è un microcosmo. In tre versi, come vuole la tradizione giapponese, l’autore cattura un’impressione, un attimo irripetibile, un frammento di verità che si dissolve mentre viene colto. Ma ciò che rende questa raccolta straordinaria non è solo la fedeltà formale al genere del haiku, bensì la profondità spirituale e visiva che accompagna ogni singola poesia.
Magrin non scrive per raccontare, ma per far sentire. E in questo riesce pienamente: i suoi versi sono aperture verso la meraviglia del mondo, piccole finestre su un tempo interiore che coincide con quello della natura.
Le stagioni come meditazione
Il viaggio tra primavera, estate, autunno e inverno non è un semplice cambio di paesaggio. È un percorso emotivo e sensoriale.
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La primavera è fatta di rinascita sottile, di cieli chiari e fremiti d’attesa.
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L’estate esplode in immagini luminose, ma mai chiassose: c’è una quiete dorata che attraversa ogni verso.
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L’autunno diventa introspezione, malinconia gentile, riflessione sul tempo che sfuma.
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L’inverno è il momento del silenzio, della sospensione, della purezza.
Ogni stagione viene accompagnata da illustrazioni ad acquerello, opera dello stesso Magrin, che non sono meri ornamenti, ma vere e proprie estensioni emotive dei versi. Il risultato è un equilibrio perfetto tra parola e immagine, in cui poesia e pittura si rispecchiano e si rafforzano a vicenda.
Il valore della semplicità
Uno dei grandi meriti di questa raccolta è quello di restituire dignità e profondità alla semplicità. In un’epoca che tende all’eccesso, Magrin sceglie la via dell’essenziale. Il lettore è invitato a rallentare, ad abitare ogni pagina con rispetto e attenzione. Il libro non si presta a una lettura veloce: va assaporato, come un tè caldo sorseggiato guardando la pioggia cadere fuori dalla finestra.
La bellezza di questi haiku non è tanto nella ricercatezza linguistica, quanto nella loro autenticità. C’è una sincerità profonda, quasi infantile, nel modo in cui l’autore guarda il mondo. Ma è proprio questa purezza dello sguardo a fare di Primavera, estate, autunno, inverno un’esperienza rara, quasi terapeutica.
Un oggetto prezioso
Dal punto di vista editoriale, il volume è un piccolo gioiello. Salani ha saputo valorizzare il progetto con una cura grafica e cartotecnica che rende il libro un vero e proprio oggetto d’arte. La carta ruvida, la disposizione ariosa del testo, le illustrazioni che dialogano silenziosamente con le parole: tutto contribuisce a creare un’atmosfera di raccoglimento, come se ogni lettore fosse chiamato a un rito privato di contemplazione.
Conclusioni
“Primavera, estate, autunno, inverno: 100 haiku” è un libro da portare con sé nei giorni in cui si ha bisogno di respirare bellezza, nei momenti in cui si sente il bisogno di ritrovare una connessione semplice e profonda con il mondo. Nicola Magrin, con la sua doppia anima di poeta e pittore, riesce a comporre un’opera che incanta, consola e invita alla lentezza.
Un volume da leggere, da sfogliare, da guardare. E soprattutto, da tenere vicino.
28 aprile 2025