di Roberto Dominici
Una distinzione importante che viene operata in ambito medico è quella tra le malattie non comunicabili o non trasmissibili (MCNT) e malattie comunicabili o trasmissibili; mentre le prime sono patologie che non possono essere trasmesse da una persona all’altra, quelle comunicabili lo sono.
Le malattie non comunicabili, sono spesso cronico-degenerative, causate da fattori come scorretti stili di vita, ereditarietà e fattori ambientali, mentre quelle comunicabili sono causate da microorganismi patogeni, che si trasmettono attraverso varie vie (per es. respiratoria, oppure oro-fecale).
Comprendere le differenze tra i due tipi di patologie è fondamentale per adottare comportamenti di prevenzione adeguati e per seguire le cure appropriate in caso di malattia. Volendo fare degli esempi di malattie non comunicabili possiamo includere i tumori, le malattie neurodegenerative come le demenze, le malattie cardiovascolari (infarto, ictus, ipertensione), diabete, malattie respiratorie croniche (asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva), i disturbi mentali, disturbi muscoloscheletrici, malattie genetiche, malattie dell’apparato digerente, malattie dell’apparato genitale, malattie dell’occhio e dell’orecchio.
Mentre le patologie comunicabili sono quelle che possono essere trasmesse da un individuo ad un altro attraverso agenti patogeni come virus, batteri, parassiti o funghi mediante trasmissione diretta, trasmissione indiretta, trasmissione vettoriale.
Tra questi agenti ricordo il Covid-19, l’influenza, morbillo, HIV/AIDS, epatiti, varicella, rosolia, infezioni batteriche (infezioni delle vie urinarie, polmonite, meningite), infezioni parassitarie (malaria, leishmaniosi), infezioni fungine come la dermatofitosi da tinea corporis.
In un lavoro del 2020 pubblicato sulla prestigiosa rivista Science da parte del gruppo di ricerca Canadese della British Columbia a Vancouver e dell’Istituto for Advanced Research (CIFAR) di Toronto guidati da Brett B. Finlay e da Cifar Humans, dal titolo piuttosto intrigante “Sono le malattie non comunicabili, comunicabili” ?, è stata formulata un’ ipotesi davvero rivoluzionaria ed originale, che se fosse confermata aprirebbe una prospettiva nuova sulle malattie non comunicabili.
Ho avuto modo di scrivere sul Dialogo in precedenza sull’ importanza sempre crescente assunta dal microbiota intestinale nell’insorgenza di varie malattie complesse. Il microbiota è l’insieme dei microrganismi ospitati da ciascun essere umano sin dalla nascita e per tutta la vita. La popolazione microbica che alberga in ciascuno di noi è molto variegata: si stima che il numero di specie diverse sia compreso tra 500 e 1.000, con una conseguente diversità di geni e cellule.
I microbi si trovano sulla pelle, sulle mucose e soprattutto nel canale alimentare, in particolar modo nell’intestino. L’assunto proposto nello studio canadese è che I batteri che vivono nell’intestino svolgono un ruolo in varie patologie, tra cui l’obesità, le malattie cardiache e i tumori, che sono state a lungo considerate non comunicabili e quindi non trasferibili da un individuo all’altro.
Ora questa ipotesi suggerisce che anche queste condizioni potrebbero diffondersi da persona a persona attraverso il microbiota intestinale. Patologie come le neoplasie, le malattie cardiovascolari e obesità causano oltre il 70% dei decessi in tutto il mondo. Queste malattie” sono causate da cattivi stili di vita e dalla combinazione tra fattori genetici e ambientali, anziché da microrganismi, come i batteri, che possono essere trasmessi da un individuo all’altro. Tuttavia, gli studiosi hanno osservato che le persone con malattie non comunicabili tendono ad avere un microbiota intestinale alterato rispetto agli individui sani.
E quando i microbi intestinali di pazienti con patologie cardiache e diabete vengono trapiantati in topi sani, i roditori sviluppano le stesse malattie. Inoltre, gli individui che vivono nella stessa abitazione hanno un microbiota più simile tra loro rispetto a persone che vivono in ambienti diversi. Mettendo insieme queste osservazioni, si può ipotizzare che molte malattie considerate tradizionalmente non comunicabili, potrebbero in realtà essere trasmesse da un individuo all’altro. ll microbiota intestinale aiuta la digestione, rafforza il sistema immunitario ed è modellato da diversi fattori, tra cui dieta, esercizio fisico e ambiente.
I batteri intestinali sono trasferibili all’interno della famiglia e tra conoscenti e le analisi del microbiota possono rivelare perfino chi è sposato con chi. Alcuni studi hanno dimostrato che se il microbiota intestinale di topi sani viene sostituito con quello di roditori obesi, è probabile che i topi sani lo diventino a loro volta. E quando a modelli murini di obesità, malattie cardiache e Alzheimer vengono somministrati microbi intestinali da topi sani, le rispettive patologie tendono a progredire a un ritmo più lento.
Altri studi hanno suggerito che l’obesità è trasmissibile anche nell’uomo: il rischio di questa patologia diventa alto nel caso si abbia un amico obeso e, più precisamente, aumenta del 40% in caso si abbia un fratello obeso. L’obesità è il più importante fattore di rischio per il diabete di tipo 2.
I ricercatori hanno quindi ipotizzato che anche questa patologia possa essere trasmessa attraverso il microbiota. Infatti, i coniugi di persone con diabete hanno maggiori probabilità di sviluppare questa malattia rispetto ai coniugi di persone sane. Anche le malattie infiammatorie intestinali (IBD) sono associate a un microbiota intestinale alterato. I batteri intestinali di persone o topi con IBD possono essere trasferiti ad animali sani insieme ai sintomi di questa patologia. E i coniugi di pazienti con IBD tendono ad avere una composizione del microbiota alterata, ma tra loro simile. Sebbene intrigante, la teoria secondo cui le malattie non comunicabili potrebbero essere trasmesse da persona a persona attraverso il microbiota intestinale deve ancora essere dimostrata.
In particolare, rimangono ancora sconosciuti i meccanismi coinvolti e non sono ancora noti in quali casi la trasmissione diventi più probabile o se possano essere trasmessi anche fattori protettivi. Sono necessari ulteriori studi per comprendere la trasmissione microbica e i suoi effetti sulla salute umana. Se l’ipotesi formulata dai ricercatori fosse confermata, potrebbero essere sviluppati trattamenti basati sulla dieta, e sull’uso di probiotici e trapianto di microbiota intestinale.