di Claudia Terragni
A volte è davvero faticoso accettare l’idea di non poter fare tutto. Chi ha vent’anni come me tende spesso a pensare di avere il mondo in mano. Vuoi fare mille cose e poi realizzi il fatto che ne puoi fare solo cento. Vorresti andare in Africa, scalare l’Everest, ma anche il Medio Oriente non è mica male e ti dovresti proprio informare di più sull’America Latina, per non parlare dell’Asia di cui proprio non sai nulla. Però prima di tutto devi preparare degli esami, lavoricchiare un po’ perché tutti questi viaggi più o meno utopici non si pagano mica da soli, fare la spesa, la lavatrice e la doccia. Devi affrontare la realtà: per quanto la vita ti esalti non puoi avere tutto subito.
Sei umano e il tuo entusiasmo non basta per superare i limiti del tempo e dello spazio. Zittisci un po’ i tuoi ormoni eccitati e fai una cosa alla volta. Convivi più o meno pacificamente con questo benevolo delirio di onnipotenza, che chissà se è causato da conflitti psicodinamici infantili irrisolti o dalle illusioni vendute dalle pubblicità o dalle canzoni dei film Disney che ti sussurrano che “il mondo è tuo”.
Ci sono delle occasioni però dove non sei tu a doverti conquistare il mondo. Ѐ il mondo a venire da te. Il festival dell’Internazionale di Ferrara è una di queste occasioni.
L’ Internazionale è un noto giornale settimanale che raccoglie notizie, commenti, articoli, reportage, foto e video da tutto il mondo. Organizza da anni un weekend di incontri, dibattiti e conferenze con giornalisti, attivisti, scrittori e personaggi culturali di spicco provenienti da ogni parte del globo. Le romantiche vie del centro della città romagnola dal 30 settembre al 2 ottobre sono state inondate da persone di tutte le età che si sono riversate tra le piazze e gli edifici storici di Ferrara. Il Castello Estense, la Piazza Municipale, il Palazzo Roverella, il Chiostro di S.Paolo, cinema, teatri, circoli culturali, aule universitarie diventano arene per un vivace scambio di notizie, testimonianze, idee e racconti.
L’atmosfera è elettrizzante, l’aria che si respira è ricca di euforia, il giallo delle insegne del festival brilla sui palazzi e tra le mani della gente che consulta il densissimo programma del festival. Anche questa volta serve scegliere: molti incontri si sovrappongono e non puoi assistere sia alla testimonianza del graphic novelist iraniano Mana Neyestani sia all’intervista al giornalista di The Guardian Paul Mason a proposito del postcapitalismo.
A fine giornata sei distrutto e meravigliosamente inebriato dalla pioggia di scoperte e novità che la tua mente sta ancora elaborando. Lo stupore ti accompagna durante tutto il weekend: ti rendi conto di quanto davvero è grande il mondo. Rimani sbigottito davanti alle miriadi di realtà che non conosci, che non hai mai visto e di cui neanche sospettavi l’esistenza. Quotidianità che suonano assurde a noi ma che effettivamente ci sono e si stanno realizzando proprio in questo momento a chilometri e chilometri da te.
Un’intervista con i genitori di Giulio Regeni ti ricorda che la questione è ancora aperta e la verità tanto agognata ancora non è stata ottenuta. La presentazione del nuovo libro dell’arabista Lorenzo Declich evidenzia che il mondo islamico è decisamente più articolato e complesso di come lo conosciamo in occidente. Si passa poi da incontri con artisti e fotografi a proposito della street art alla presentazione del progetto Borderline, viaggio multimediale alle frontiere dell’Europa.
http://www.internazionale.it/webdoc/borderline/map.html
Compri un libro della scrittrice e illustratrice Ella Frances Sanders e ti rendi conto di quanto straordinario sia il linguaggio: in questa sorta di breve dizionario leggi che con “cafunè”, in brasiliano, si indica l’atto di passare teneramente le dita tra i capelli della persona amata o che “pisan zapra”, in malese, indica il tempo necessario per mangiare una banana.
Il libro “Il mondo in cifre 2016” presenta tutti i dati per capire il mondo di oggi: geografia, popolazioni, economia, educazione, turismo, società di tutte le nazioni del mondo. Non sapevi che il Paese con il consumo medio giornaliero di sigarette più elevato è il Libano (8,0) o che le reti stradali più affollate sono nel Principato di Monaco (con un numero di veicoli per km di rete stradale pari a 427,3).
La rivista bimestrale Africa offre un’ampia panoramica sulle innumerevoli realtà africane, in un susseguirsi di reportage, interviste e studi. Per esempio non eri a conoscenza del fenomeno delle Baby Factory tra il Niger e la Nigeria in cui progredisce il lucroso commercio di bambini: il mercato delle adozioni illegali spinge tante ragazzine a portare avanti gravidanze prenotate da facoltose donne nigeriane. 4000 euro per una femminuccia e 5.000 per un maschietto e alla mamma biologica spetta una cifra tra i 90 e 225 euro. Non sapevi che in Sud Africa le Black Mambas, la prima squadra antibracconaggio composta da sole donne, in pochi mesi è riuscita a far crollare del 90% il numero di rinoceronti uccisi nella riserva di Balule.
E le riserve dell’Africa hanno ben poco a che vedere con il mondo dei rom presentato da Valeriu Nivolae, giornalista e attivista, che tiene un incontro sulla necessità del superamento dei luoghi comuni sugli zingari. E lo zingarismo sembra lontano anni luce da molte realtà fotografate nella mostra di World Press Photo: dal dramma dei profughi siriani ai camaleonti del Madagascar, dal terremoto in Nepal agli operai delle fabbriche di carbone della Cina, dai bambini Munduruku del Brasile all’agghiacciante vita nella Corea del Nord.
Anche limitandosi alla sola Europa, di cui facciamo parte, l’attualità si rivela incredibilmente sfaccettata: la rassegna stampa europea condotta da Gianpaolo Accardo e Roberto Santaniello si addentra nei titoli dei principali quotidiani europei. La questione della Deutsche Bank, la crisi del Partito Socialista spagnolo, la Brexit, il referendum dell’Ungheria sono tutte problematiche aperte, complesse e tutte terribilmente contemporanee.
È mozzafiato la vastità del nostro mondo. Il festival dell’Internazionale è un’occasione imperdibile per assaporarne qualche assaggio, per sentire il profumo di aromi lontani e il dirompente boato di ingiustizie più o meno vicine. Una valanga di suggestioni che ti spingono ad approfondire, il profumo che fa venire l’acquolina in bocca alla tua fame di mondo. Un input per capire meglio e scoprire ancora, perché il bello di essere umani e limitati, è che non finiremo mai di imparare.