di Valeria Savio
Continua a ripetere a se stesso che dovrà rimanere lì solo per venti giorni, giusto il tempo di svolgere il proprio lavoro, quello di “responsabile alla ricezione clienti Isola di plastica- Extreme”, che poi potrà tornare sulla terraferma a godersi i sei stipendi già ricevuti anticipatamente per questa mansione. Eppure, mentre si avvicina in barca all’isola di plastica nell’ Oceano Pacifico, sulla quale è stato costruito il residence Beautiful Garbage, continua a provare una forte inquietudine L’uomo, un trentenne dipendente dall’alcol con un curriculum di lavori saltuari e sottopagati, ha accettato l’incarico solo per il compenso, non ha convinzioni di natura ecologica, tuttavia spera anche di dimostrare una certa sensibilità al problema dei rifiuti a Melania, la sua compagna, fervente ambientalista, che ha criticato aspramente la sua scelta.
L’attracco e l’attraversamento dell’isola si rivelano più complessi del previsto, il tanfo di putrefazione, generato dai residui di cibo rimasti nei contenitori di plastica, è fortissimo, inoltre c’è un odore di limone che gli procura la nausea. Il sentiero che permette di raggiungere la struttura di accoglienza è pieno di oggetti di plastica provenienti dal passato, che hanno un aspetto familiare, e gli ricordano l’infanzia e l’adolescenza, il residence è stato costruito interamente con oggetti di plastica recuperati, il cibo e le bevande sono custoditi in contenitori chiusi e sono giunti ben oltre la data di scadenza. Sin dall’approdo l’uomo viene colto da un forte senso di alienazione, che lo porta a dimenticare persino il proprio nome, sembra che la plastica, creata, utilizzata e poi gettata via dagli esseri umani, stia rivelando una propria personalità dominante, che condiziona i pensieri e le azioni degli umani. Nonostante il disagio, si prepara ad accogliere i primi due ospiti, una coppia in crisi che ha deciso di regalarsi una vacanza estrema per cercare di salvare il proprio rapporto.
L’unico sistema per comunicare con la terraferma è rappresentato da un telefono satellitare, che l’uomo mette fuori uso involontariamente, quindi, sia lui che i due ospiti, finiscono col trovarsi isolati dal mondo in questo strano posto. Molto presto, però, si accorgono di non essere soli, sull’isola ci sono altre presenze, che li coinvolgeranno in un’esperienza surreale che li porterà a lottare per la propria sopravvivenza.
Marco Caponera, sceneggiatore e scrittore di spettacoli teatrali, autore di alcuni racconti apparsi in varie antologie, propone un romanzo originale e al di fuori da ogni schema. Prendendo spunto dalla realtà, ovvero il Pacific trash vortex, estesa aggregazione di spazzatura galleggiante che si trova nell’Oceano Pacifico formatasi dagli anni Cinquanta a causa di un vortice oceanico, costruisce una storia in cui il rapporto con i rifiuti di plastica rappresenta, simbolicamente, il disagio dell’uomo moderno e la sua difficoltà ad adeguarsi alle strutture sociali che egli stesso ha creato.
Un romanzo avvincente, scritto in maniera scorrevole e ironica, che coinvolge il lettore in un’avventura estrema di riflessione sul consumismo e sulla nostra società attuale.
Valeria Savio