Un ritorno, anche se non sono rimaste tracce del suo lavoro, tutto è stato abraso, cancellato. Non dalla storia. Giotto di Bondone ha lavorato anche a Milano, qui a Palazzo Reale proprio nelle stesse sale dove ora è allestita la mostra a lui dedicata. “Giotto, l’Italia” è un evento davvero imperdibile. Poche opere, poco più di una decina, pale da altare commissionate dai potenti, Papi e Signori, delle città dove lui ha operato con i suoi collaboratori nella sua lunga carriera, quarant’anni, più o meno, fino alla morte l’8 gennaio del 1337 a Firenze, città dove ha vissuto tutta la vita.
Solo due anni prima, Azzone Visconti lo aveva chiamato per dipingere un ciclo di affreschi profani per la sua dimora, l’attuale Palazzo Reale, ripensato nei secoli successivi.
La data di nascita di Giotto è incerta, secondo Giorgio Vasari nato sarebbe venuto al mondo nel 1276. Abita per tutta la vita nel quartiere fiorentino di Santa Maria Novella, nella Basilica realizza uno dei suoi capolavori:la Croce. Lo avevano reso famoso e richiesto gli affreschi di Assisi, dove lavora dal 1288 al 1292. Con altri pittori, nella Basilica Superiore dipinge le Storie di San Francesco. E dall’Umbria, si sposta in Emilia Romagna,a Rimini e in Veneto, a Padova. Lavora nella Basilica del Santo per i francescani e per il banchiere Enrico Scrovegni nell’omonima cappella.
All’inizio del Trecento, nel 1310, è a Roma, in San Pietro. Gli affreschi sono andati perduti, non le pale di altare come il polittico Stefaneschi, uno dei capolavori presentati dalla mostra milanese, Assisi, Rimini Firenze, Padova Roma, Bologna , su e giù per la penisola, un gran tour che viene ben raccontato a Milano, a Palazzo Reale.
“Un tragitto sbalorditivo di un artista che forse per la sua epoca superò d’un balzo i confini del suo luogo nativo, Firenze, – scrive Serena Romano che con Pietro Pietraroia ha curato la rassegna – per diventare una star ricercata da tutte le élite del suo tempo”. Nelle opere di Palazzo Reale si narra di “quel tragitto sbalorditivo”.
Pale d’altare, polittici, residui di affreschi, spiegati benissimo dall’audioguida che illustra contesti e significati dei capolavori, alcuni esposti per la prima volta o ricomposti dopo secoli. Prestiti eccezionali che offrono la possibilità di vedere a distanza e a altezza corretta la grandiosità di Giotto di Bondone, figlio di un semplice fabbro, che a quasi otto secoli dalla morte riesce ancora a turbare, a commuovere agnostici, miscredenti e cristiani.
Daniela Annaro